Lucca, 8 febbraio 2018 - La polizia ha fatto una serie di arresti per doping nei confronti dei dirigenti di una delle maggiori squadre dilettanti del ciclismo italiano, la Altopack. Tra i destinatari delle misure cautelari, il proprietario del team, l'ex direttore sportivo e un farmacista del Capannorese che riforniva i ciclisti dei farmaci vietati dalla normativa sul doping in assenza di prescrizione medica. A condurre l'indagine gli uomini della squadra mobile di Lucca e quelli del Servizio centrale operativo.
Era il presidente stesso, secondo le accuse, a incoraggiare gli atleti, molti dei quali giovanissimi, a utilizzare le sostanze dopanti tra le quali epo in microdosi, ormoni per la crescita e antidolorifici a base di oppiacei. È quanto avrebbe accertato la polizia nell'inchiesta che ha portato in carcere diversi esponenti di uno dei principali team dilettantistici del ciclismo italiano. Gli uomini della squadra mobile e dello Sco hanno eseguito diverse perquisizioni in diverse province della Toscana che hanno coinvolto, tra gli altri, anche lo studio legale di un avvocato di Lucca. Si tratta di un penalista con l'hobby della bicicletta ma, a scanso di equivoci, non si tratta del difensore di nessuno degli indagati. L'avvocato dovrà rispondere di favoreggiamento e patrocinio infedele per aver fornito a Franceschi e Frediani consigli su come eludere le indagini pur in assenza di un mandato difensivo.
L'indagine ha preso le mosse dalla morte di Linas Rumsas, 21enne promessa del ciclismo deceduto improvvisamente, il 2 maggio scorso; correva per il Velo Club Coppi Lunata, affiliato alla Altopack. Linas Rumsas era il figlio di Raimondas, ex ciclista lituano di fama internazionale. Peraltro solo due settimane fa è giunta la notizia di una squalifica per 4 anni proprio per doping a Raimondas Junior, altro figlio di Rumsas e fratello di Linas.
I sospetti si erano concentrati su un aspetto particolare: gli ottimi piazzamenti, superiori al passato, di Rumsas in gare particolarmente dure che si erano corse nelle settimane precedenti alla sua morte. Da lì il sospetto di doping. Per gli inquirenti la presenza tra i dirigenti della squadra del padre Raimondas era un sospetto in più, visto il passato coinvolgimento dello stesso Rumsas padre e della madre del ragazzo, Edita Rumsiene, in indagini per traffico internazionale di sostanze dopanti.
L'indagine ha portato alla luce le pratiche dopanti che riguardavano i ciclisti della squadra in questione: secondo quanto ricostruito dagli investigatori, il doping veniva somministrato durante il ritiro della squadra a Capannori. Dopo la morte di Rumsas junior, la somministrazione dei farmaci vietati avveniva in casa dei genitori del proprietario della Altopack.
Nel mirino sono finiti Luca Franceschi, proprietario della Altopack, che reclutava i ciclisti più promettenti; per gli inquirenti li motivava al doping e procurava la sostanze. Narciso Franceschi e Maria Luisa Luciani, genitori di Luca Franceschi, sono i proprietari dell'abitazione messa a disposizione degli atleti: erano loro ad accogliere i corridori subito dopo le competizioni per la somministrazione in vena delle sostanze dopanti, vietata in ritiro per la paura di controlli della federazione.
C'è poi Elso Frediani, direttore sportivo dell'Altopack, additato dagli investigatori come "conoscitore delle metodologie di somministrazione del doping" che si preoccupava di "assicurare loro le necessarie consulenze anche mediche per una corretta somministrazione delle sostanze proibite tale da eludere i controlli in gara". E ancora Michele Viola, ex corridore e preparatore atletico dell'Altopack dopo l'allontanamento di Frediani, indicato come colui che ha venduto l'Epo a Franceschi ed elargito consigli su come aggirare i controlli antidoping. Il farmacista Andrea Bianchi, ciclista amatoriale, è indicato come colui che riforniva di ormoni e altri farmaci, anche oppiacei, coadiuvanti dell'Epo, senza la necessaria prescrizione medica.
Oltre a tutti questi componenti del sodalizio, messi agli arresti domiciliari, ci sono anche 17 indagati. Tra questi anche un medico sportivo di Grosseto che dava consulenze su come evitare i controlli. Le accuse nei confronti degli arrestati sono associazione a delinquere finalizzata a commettere più delitti in materia di doping. Per Luca Franceschi, Frediani e Viola l'accusa è di aver commercializzato farmaci dopanti attraverso canali diversi dalle farmacie aperte al pubblico con l'aggravante, per Frediani, di aver commesso i fatti da iscritto alla Federazione ciclistica italiana.
Indagato anche il secondo direttore sportivo dell'Altopack: anche se estraneo al sodalizio criminoso, è indagato comunque per aver somministrato e favorito l'utilizzo dei farmaci agli atleti del team. Per lo stesso reato è indagata la compagna del proprietario della squadra, una "insospettabile" che aveva il compito di portare i farmaci in gara. Infine la frode sportiva è contestata alla maggior parte dei ciclisti che hanno gareggiato nella Altopack nella stagione 2016-2017.
Tra gli indagati infine anche due ciclisti amatoriali: il primo, titolare nella provincia di Lucca, di un noto ristorante sponsor della squadra, indagato per aver rifornito di sostanze dopanti alcuni corridori della squadra per il tramite del direttore sportivo Frediani; mentre il secondo, della Garfagnana, per aver assicurato al farmacista un canale “alternativo” per l’approvvigionamento di sostanze vietate le volte in cui il farmacista non era in grado di reperirli per i canali a lui noti. In occasione di un controllo casuale, simulato su strada, gli investigatori hanno registrato, tra il farmacista e il ciclista amatoriale un passaggio di diverse confezioni di testosterone, quasi certamente destinato ad altri amatori.
Nel corso dell’indagine sono state sequestrate 25 fiale di Epo “Retacrit Epoetina”, trovate nel frigo di casa di Viola. Sono state inoltre eseguite diverse perquisizioni nelle province di Pistoia, Livorno e Bergamo.
Nell’abitazione di Luca Franceschi e in quella dei suoi genitori sono stati sequestrati siringhe, aghi butterfly, cateteri endovenosi e diversi flaconi di ringer lattato e glucosio, coadiuvanti dell’Epo.
Nel ritiro della squadra, quantunque vietati, erano presenti e sono stati sequestrati potenti antidolorifici, indicati nella tabella delle sostanze stupefacenti e psicotrope, detenuti in assenza di prescrizione medica, e un numero consistente di siringhe e aghi. A casa di alcuni ciclisti sono state sequestrate, inoltre, confezioni di testosterone e ormoni per la crescita, detenuti in assenza di prescrizione medica.
Perquisita anche l’abitazione di Raimondas Rumsas.