Lucca, 16 febbraio 2018 - Cosa bisogna fare per restare in carcere o, in alternativa, per essere espulso dall’Italia? Quanti reati bisogna commettere? La vicenda che ha per protagonista Alì Suleyman, nigeriano di 28 anni richiedente asilo, è davvero singolare, quasi farsesca, ma rappresenta una cartina al tornasole di un sistema giudiziario che spesso si rivela poco efficace, compresso com’è fra norme contraddittorie e intoppi burocratici.
Il giovane in questione nel giro di tre settimane è stato arrestato ben quattro volte, per altrettanti clamorosi episodi avvenuti nel centro storico. Il 9 gennaio finisce in manette per resistenza, minaccia e lesioni a pubblico ufficiale dopo una rissa in piazza San Francesco con altri stranieri. Il 17 gennaio viene arrestato dalla polizia per spaccio di droga nel Giardino degli Osservanti, a due passi da mamme e bambini del parco giochi e dagli studenti delle scuole. Un’aggravante che regge poco, si applica il 5° comma della legge sulla droga: fatto di lieve entità, niente carcere, torna subito libero. Il 22 gennaio di nuovo arrestato dai poliziotti per spaccio nello stesso parco pubblico, di nuovo si applica il 5° comma. Quindi il 30 gennaio tocca ai carabinieri (feriti entrambi con lesioni guaribili in 8 giorni) ammanettarlo nel medesimo parco, per porto d’arma da taglio, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale: «Lasciatemi stare, che dopo il coltello prendo la pistola e vi sparo!». Addosso aveva anche pochi grammi di marijuana.
In mezzo a questi quattro arresti ravvicinati che l’hanno visto entrare e uscire dal carcere di «San Giorgio» come dalle porte di un saloon, Alì Suleyman il 22 gennaio ha rimediato in tribunale anche una prima condanna a 1 anno e 6 mesi di reclusione per spaccio, tornando subito in libertà, ma con espresso divieto di dimora nel nostro comune: aveva però annunciato spavaldo in tribunale che avrebbe ignorato tale disposizione, restandosene a Lucca. E così aveva fatto, tornando a spacciare in pieno giorno nel Giardino degli Osservanti, l’area verde con annesso parco giochi per bambini dietro il complesso di San Francesco.
Dopo il quarto arresto, il giudice (il terzo magistrato ad occuparsi di lui in venti giorni) l’aveva trattenuto in carcere. Un ambiente dove Alì Suleyman si era già fatto notare il 17 gennaio, finendo per essere picchiato da altri detenuti, dopo la prima notte in cella, tanto da dover ricorrere alle cure in ospedale. Il processo era stato rinviato a pochi giorni fa, quando l’avvocato difensore d’ufficio, Cinzia Barbetti, si era vista respingere dal giudice la proposta di patteggiamento a 2 anni di reclusione con pena sospesa, che aveva già il placet del pm. Uno stop che ha evitato la nuova scarcerazione del nigeriano, senza fissa dimora (sostiene di dormire alla Caritas in via dei Fossi), la cui richiesta d’asilo è peraltro scaduta senza esito. Espulsione? Per ora impraticabile.
Martedì prossimo l’avvocato tornerà alla carica davanti a un altro giudice per una nuova proposta di patteggiamento. In mezzo a questo vai e vieni, tra arresti e scarcerazioni, si scopre che per la giustizia il giovane è persino incensurato, dato che ancora non compare traccia della condanna inflittagli lo scorso 22 gennaio. Insomma, Alì Suleyman sembra quasi troppo veloce nel commettere reati, come troppo... veloci sono stati anche poliziotti e carabinieri che si sono dannati l’anima per arrestarlo più volte in pochi giorni, mentre spacciava nel parco pubblico. Quasi una beffa.