Il caso Spotlight, film da vedere. Ma la scintilla non scocca

A cura di Marco Andreini di Project Movie su Facebook

Il regista Tom McCarthy (Ansa)

Il regista Tom McCarthy (Ansa)

Lucca, 22 febbraio 2016 - Nelle file del quotidiano Boston Globe c'è una task-force di giornalisti investigativi che ogni anno scrive riguardo a target ben precisi. Questo team si fa chiamare 'Spotlight'. Nell'estate del 2001, il nuovo editore del giornale Marty Baron è deciso a fare qualcosa per smuovere le acque e far tornare il giornale in prima linea. Venuto a sapere delle accuse nei confronti dell'arcivescovo Bernard Francis Law per aver coperto e insabbiato dei casi di pedofilia avvenuti in diverse parrocchie, Baron si consulta con Walter Robinson, capo della Spotlight, per affidare a loro il delicato incarico: scoprire la verità. È la vera storia di come un pugno di giornalisti si mise contro la Chiesa Cattolica svelando l'esistenza di oltre settanta abusi sessuali sui minori ad opera di sacerdoti locali, un'inchiesta che successivamente divenne Nazionale e infine ebbe un enorme impatto anche a livello Mondiale.

Nel 2003 valse al Boston Globe il premio Pulitzer di Pubblico Servizio. Sin dal principio appare chiara l'impronta che il regista ha voluto dare: siamo davanti a un film interamente investigativo, che ci fa vivere nei corridoi di quella redazione e ci fa respirare puro giornalismo, il tutto traghettato da un ben selezionato cast di insieme dove non spicca la bravura degli attori in singolo, ma piuttosto l'alchimia del collettivo e la loro collaborazione. Su tutti comunque spicca il solito, sempre degno di nota, Mark Ruffalo, mentre sono invece opache le prestazioni degli altri (in particolare quella di Michael Keaton se confrontata con il Birdman dell'anno scorso). A loro giustificazione, comunque, c'è da dire che a differenza di molti altri film che vediamo ultimamente, questo non è costruito sugli attori e non è fatto per farli brillare. Non c'è mai alcuna intenzione di caratterizzare i protagonisti o approfondire le loro storie, non c'è spazio per queste cose perché conta solo il caso a cui stanno lavorando. E tutto questo, non stanca? Purtroppo sì, perché il film, sebbene lento non sia, non cambia mai passo e non cattura: un susseguirsi di riunioni, telefonate, interviste, confronti.

Le ricerche impegnano i protagonisti su ogni fronte e a noi non resta che osservare, distaccati, senza entusiasmo. Questa giostra gira continuamente ma non si ferma per farci salire. Il Caso Spotlight parla del mondo in cui viviamo. È un film sicuramente da vedere per gli importanti temi affrontati e per ciò che rappresenta: una battaglia contro l'istituzione ecclesiastica per la ricerca della verità su una vicenda che per anni è stata ignorata dai media e dalle autorità. Tuttavia manca qualcosa e non riesce ad incidere. Manca il dramma. Manca quell'intensità e quel carattere che un film-denuncia deve avere e in grado di accendere una scintilla in ognuno di noi. Alla fine si riesce a trovare la giusta chiave di lettura nel significato del titolo stesso, perché preoccupandosi solo di 'fare luce' sull'indagine che vuole raccontare, Spotlight viene acciecato da quella stessa luce che presuntuosamente pretende di emanare. È stato fatto salire su un palcoscenico troppo alto, fatto di grandi elogi e con enormi 'riflettori', gli stessi che oggi lo hanno smascherato. Voto 6,5 / 7 [.O.] Da sempre uno dei favoriti alla corsa agli Oscar, candidato a sei premi tra cui: Miglior Film, Regia, Sceneggiatura Originale, Attore Non Protagonista a Mark Ruffalo, Attrice Non Protagonista a Rachel McAdams e Montaggio.