Massa, 18 ottobre 2015 - INDIETRO non si torna. Che sia ben chiaro. Non torneranno mai più i crinali divorati dall’escavazione e dall’industria del marmo. Non torneranno mai più gli anfratti e le grotte carsiche amate dagli speleologi di tutto il mondo, devastati dalle cave che arrivano a insinuarsi in galleria fin dentro al ventre delle montagne, un vero e proprio serbatoio di acque fresche e potabili per tutto il nostro territorio.
Non torneranno più gli amati profili naturali che si possono ammirare persino dal mare e che si stagliano verso il cielo; impervio e dolce convivono a pochi metri di distanza e appassionano escursionisti, scalatori ed alpinisti. E quando sarà consumato anche l’ultimo pezzo di marmo, quando tutto l’oro bianco sarà stato trasformato in statue (purtroppo ben poco), piastrelle per rivestimenti e, soprattutto, in scaglie e polvere, sappiatelo: non torneranno mai più le nostre Alpi Apuane.
Saranno sparite per sempre. Ci rimarranno i ricordi e con loro quelle belle foto in bianco e nero fino agli anni ’60 o ’70 del secolo scorso, quando ancora l’escavazione avanzava a ritmi «umani». Eccole le nostre Apuane, le potremo vedere nei preziosi archivi storici (come l’«Archivio Bessi» che ci ha gentilmente concesso gli scatti in bianco e nero che vedete in pagina). Le potremo vedere, ricordare e rimpiangere per sempre. C’è chi sostiene che ci sia «tempo». Certo, è sempre una questione di tempo: ci vorranno alcuni secoli prima di finire tutto l’oro bianco. Ma è sempre questione di tempo quando si pensa che «indietro non si torna»: ogni blocco, ogni tonnellata di polvere e scaglie è un pezzo di monte sparito per sempre.
E indietro non si torna. E’ ancora questione di tempo, lo è sempre, anche quando si mettono in relazione i volumi scavati alla velocità di lavoro attuale: i dati odierni parlano di 4.500.000 tonnellate all’anno, così come emerso recentemente dal convegno del Cai alla Torre Fiat a Marina di Massa. Significa 12.329 tonnellate al giorno, 514 tonnellate all’ora, 8,5 tonnellate di marmo che ‘spariscono’ ogni singolo minuto. Si tratta di tempo anche quando si calcola che fino a oggi siano stati scavati 90 milioni di metri cubi di Apuane in tutta la storia dell’uomo ma la metà di questi volumi soltanto negli ultimi 60 anni.
E’ sempre questione di tempo e lo dimostrano bene gli scatti che ha realizzato Michele Ambrogi ricalcando i passi e le impronte dell’«Archivio Bessi» (e che lo stesso giovane e bravo fotografo carrarese ci ha gentilmente fornito, su nostra richiesta): poche decine di anni e quei monti non sono più gli stessi. Sono cambiati, sono Apuane ma non le stesse di allora. Straziate, decapitate, sventrate hanno perso il loro bell’aspetto. E’ sempre questione di tempo: ci potranno volere secoli, chissà, per finire tutto l’oro bianco ma bisogna ricordare che si viaggia a senso unico e indietro non si torna.