Massa, 15 agosto 2017 - IL PONTILE di Marina di Massa come un trampolino per i tuffi. Sì, è il classico segreto di Pulcinella. In teoria tuffarsi è assolutamente vietato. Basta vedere il cartello che fa bella vista all’inizio del pontile. E’ il classico palo con due cartelli: uno vieta di transitare con la bici sul pontile, il secondo vieta i tuffi. Per i distratti c’è persino il disegnino di chi si tuffa nell’acqua. Ebbene, entrambi i divieti sono regolarmente disattesi. Ma se circolare in bicicletta sul pontile non è molto pericoloso (salvo che uno non vada tra i passanti veloce come un ciclista in discesa al Giro d’Italia) ben diverso il tuffo. In passato qualcuno, purtroppo, si è fatto molto, molto male gettandosi in mare dal pontile.
Eppure si tuffano. D’estate quasi tutti i giorni. Dalle 13 in poi non c’è nemmeno bisogno di aspettare molto. In genere sono gruppetti di adolescenti, in maggioranza maschi anche se ci sono spesso delle ragazze. Ma non mancano gli adulti. E purtroppo ci sono anche i ragazzini (poco più che bambini) che imitano gli adulti. In genere si tuffano a metà del pontile, lato Liguria, non lato Versilia, per intenderci. Scavalcano la ringhiera, la prima volta si fanno coraggio l’uno con l’altro, poi il più coraggioso si getta e gli altri lo seguono più o meno velocemente. I più spavaldi salgono sulla ringhiera e si buttano da quel punto. I più prudenti, al contrario, prima di tuffarsi scendono fino al basamento che si appoggia sui piloni. Di solito sono italiani ma ci sono anche diversi turisti. Come ieri, ad esempio, dove alcuni tuffatori, per altro maggiorenni, erano dell’Europa dell’Est. I più giovani, invece, erano tutti della nostra zona. Massesi, insomma.
E i controlli? Zero. Non solo dalle 13 alle 14,30 sul pontile non ci sono vigili urbani, ma i tuffi dal pontile non interessano nemmeno i bagnini seduti a poche decine di metri che, in teoria, dovrebbero controllare che in mare non accada nulla di pericoloso. Forse le loro «regole di ingaggio» non prevedono interventi di prevenzione ma solo di salvataggio. Chissà.
RESTA IL fatto che c’è un divieto che in tanti, troppi snobbano. Ignorando che in passato un ragazzo è morto tuffandosi in mare più o meno da dove ora si tuffano loro. Magari se amministratori comunali, polizia municipale e bagnini facessero rispettare il divieto esistente, nessuno correrebbe rischi inutili. Prevenire prima è meglio che piangere dopo.