Massa Carrara, 23 settembre 2017 - Ostriche, champagne e incontri con escort praticamente ogni fine settimana. E tutto ciò per 20 lunghi anni, dal giorno in cui don Luca Morini è uscito dal seminario per assumere il primo incarico nella Chiesa, senza che nessuno (almeno all’apparenza) si sia mai accorto di quel tenore di vita impossibile per un prete, al di là dei giudizi strettamente morali. I nodi al pettine sono arrivati ora con l’avviso di conclusione indagini da parte della procura di Massa Carrara per truffa e appropriazione indebita; indagato anche il vescovo di Massa Carrara, seppure in una posizione marginale.
A SCOPERCHIARE il caso su don Luca sono state nel 2016 le rivelazioni di un escort, un uomo, con cui il prelato aveva avuto alcuni incontri: filmò tutto, per poi mostrarlo a una popolare trasmissione tv. Da lì i primi dubbi sulla provenienza dei soldi utilizzati dall’ex parroco di Fossone e Caniparola (Massa Carrara). A fare piena chiarezza sul modus operandi del prete sono state poi le testimonianze dei fedeli delle parrocchie dove aveva prestato servizio: hanno denunciato alla Procura di aver sovvenzionato per anni quel sacerdote che chiedeva offerte in denaro contante e assegni, «in maniera insistente». Dubbi sull’attività di don Morini sarebbero emersi anche nelle dichiarazioni rese in procura da molti parroci con cui aveva collaborato. E dopo un anno e mezzo di lavoro la procura gli ha presentato il conto, con l’avviso di chiusura indagini con l’accusa di truffa e appropriazione indebita, per l’utilizzo personale dei soldi delle offerte dei parrocchiani e delle donazioni arrivate da associazioni.
TANTI i soldi passati dalle mani dell’ex parroco anche se non è facile quantificare con esattezza una cifra. Di certo c’è che nei suoi confronti è scattato il sequestro provvisorio di 700mila euro, oltre a pietre preziose per un valore di 150mila euro. Monili acquistati, stando alle accuse, sempre con i soldi ricevuti per la Chiesa. E nel calderone dell’inchiesta è finito anche il vescovo della diocesi di Massa Carrara, monsignor Giovanni Santucci, a sua volta indagato, con due accuse giudicate dalla procura apuana «del tutto marginali e per episodi circoscritti» rispetto alla portata della vicenda addossata a don Luca, passato agli onori della cronaca come «Don Euro».
SANTUCCI è accusato di «indebito utilizzo» di 1000 euro prelevati da un conto della Curia, dove confluiscono i soldi donati dei fedeli da utilizzare solo per scopi legati al culto, come messe in suffragio o opere pie. Secondo le accuse della procura, Santucci avrebbe consegnato l’assegno probabilmente in perfetta buona fede, dando per buone le richieste avanzate da don Morini. Ma anziché in opere per la Chiesa, sarebbero poi stati usati da quest’ultimo per ben altro. Il vescovo è anche accusato di tentata truffa ai danni della Cattolica assicurazione in concorso con lo stesso «Don Euro»: di mezzo ci sarebbe il tentativo, non riuscito, di far aumentare il punteggio di invalidità del prete per fargli ottenere un’indennità più alta. Da parte sua il vescovo ha inviato alla procura una memoria difensiva su quello che il suo legale, l’avvocato Adriano Martini, definisce «un equivoco». Don Luca Morini è stato sospeso dall’attività di parroco: oltre alle indagini della procura nei suoi confronti c’è anche quella della congregazione del clero, per stabilire le decisioni del suo futuro all’interno della Chiesa.