Massa, 14 settembre 2017 - DOPO LE RECENTI piogge, che hanno rotto finalmente la lunga siccità, la caccia ai funghi è aperta. E’ ancora presto per avere risposte dal bosco e i cercatori di porcini in attesa di riempire canestri sono costretti a sfogliare la margherita col naso all’insù scrutando lune e anemometri per alimentare la speranza di una futura buona caccia. In servizio permanente effettivo sono numerosi i «detective» del boleto che in Lunigiana e sul territorio apuano riescono a catturare nel bosco anche le cappelle più nascoste per riempire le cassette da esporre come trofei ai ghiottoni di turno. Ma pur sempre una minoranza eletta. Hobbisti, mestieranti e professionisti del canestro hanno già iniziato a perlustrare le pendici dell’Appennino: forse casualmente, ma qualche splendida preda è già finita nel cestino degli appassionati conoscitori delle zone vocate. La montagna ospita anzitempo un via vai inconsueto, quando non si tratta di un vero e proprio assalto perché piovaschi hanno dato un colpo di manovella alle spore.
E l’arrivo di temperature più fresche con qualche altra precipitazione annunciata si spera faccia scattare il semaforo verde alla «rivoluzione« del bosco. Ma intanto attenzione a ricordare le regole: per raccogliere funghi sul territorio toscano ( limite di raccolta 3 kg al giorno) occorre l’autorizzazione che viene rilasciata dalla Regione e non più dal Comune di residenza del richiedente: per sei mesi (13 euro), oppure un anno (25 euro), ridotti della metà per coloro che abitano nei territori montani. Le tariffe cambiano per i residenti fuori regione: 15 euro per un giorno 40 per una settimana, 100 euro per un anno. Ci sono poi le riserve, aree gestite da associazioni di proprietari. In Lunigiana se ne trovano a Zeri, nell’Alta Valle del Verde, a Succisa, in Valdantena, ad Arzelato e Torrano, a Rocca Sigillina e Lusignana, a Bagnone e a Licciana Nardi. In questo caso occorre munirsi del tesserino specifico, ma ne vale la pena. Il sottobosco è anche un’attività che produce reddito per molti, a partire dalle imprese agricole.
E il fungo è un elemento fondamentale per richiamare turisti, lo testimoniano le liste di prenotazioni per cene a base di funghi in tutti i ristoranti. Freschi, essiccati, protagonisti di piatti con polenta, risotti e tagliatelle oppure compagnia di golosi secondi: scaloppine ai porcini, cappelle al forno, funghi fritti e trifolati. Senza dimenticare chicche come l’insalata di porcini crudi. Ce n’è per tutti i gusti. In attesa della sterzata microclimatica gli appassionati cercatori pattugliano i monti e sognano. Intanto Fra’ Ranaldo, l’ «indovino dei funghi» avverte dal suo blog sul sito del Parco dell’Appennino tosco emiliano che i sapori del bosco stanno per esplodere.
«Ci siamo? Secondo il mio modesto parere, direi di sì. Le piogge sono comparse abbondanti un po’ ovunque e verso la fine del mese la fase lunare potrebbe essere quella giusta: poi ognuno la pensa a suo modo, ma secondo la mia esperienza il 2° quarto e’ il migliore «. E si frega le mani in vista del campionato mondiale del fungo, che svolgerà il 7 e 8 ottobre prossimi a Cerreto Laghi. Al centro del palcoscenico boschivo c’è sempre lui, il re porcino.