Massa, 12 settembre 2017 - UN APPUNTAMENTO irrinunciabile per per gli amanti della natura, degli animali e degli spazi incontaminati del nostro circondario. Il fine settimana della prima quindicina di settembre rappresenta una tappa obbligata, con il ritorno della fiera esposizione «Comano cavalli». Quest’anno la rassegna che ogni anno richiama appassionati da molte regioni d’Italia, ha raggiunto il mezzo secolo di vita: la prima edizione infatti è datata settembre dell’ormai lontano 1967 quando il «nobile destriero» era ancora utilizzato principalmente come animale da lavoro. In quel tempo, infatti erano ancora numerosi i boscaioli che utilizzavano gli equini come fondamentale mezzo di trasporto della legna, dai boschi più impervi ed inaccessibili fino alle strade carrozzabili percorribili con i camion.
Poi l’esodo dalla montagna alla ricerca di un’occupazione meno dura e più sicura verso la costa o le grandi città del nord Italia: un periodo che ha visto il numero dei cavalli allevati ridursi numericamente, però sempri presenti sull «Alpe», sulle balze dell’Appennino, indipendentemente dalle condizioni atmosferiche, durante tutto l’anno, anche in pieno inverno allo stato brado.
CARATTERISTICHE morfologiche e caratteriali che si sono mantenute immutate nel tempo anche nelle mandrie dei cavalli della vallata di Comano, confluite a pieno titolo nella razza del «Cavallo dell’Appennino», un autentico patrimonio nazionale, straordinario elemento di biodiversità, esemplare presidio nei territori difficili, soggetti a spopolamento dove può offrire una sicura alternativa economica. Sarà proprio il «Cavallo dell’Appennino» quest’anno, assieme ad innumerevoli altre razze equine, la vera star della 50ª edizione della Comano-Cavalli che si terrà dal 15 al 17 settembre prossimi: ideale per la produzione di carne e per lavoro, questo tipo di cavallo adatto per il tiro, la sella, il turismo equestre è di una docilità esemplare e rustico e frugale riesce a vive tutto l’anno all’aperto.
A Comano i più anziani, ancora ricordano con fervore i tempi in cui gli allevatori del posto, fino all’immediato dopoguerra, intere mandrie di fattrici a fine estate venivano fatte scendere dai pascoli dell’Alta Valle del Taverone e condotte a svernare in Maremma. In particolare i cavalli della famiglia di Giuseppino Pasquali e del padre (in media 150 esemplari) condotti lungo la statale Aurelia, all’epoca completamente sgombera dal traffico delle auto, dai butteri del tempo sempre in sella in un viaggio che durava in media due giorni sino ad arrivare al sud della provincia di Livorno ed in quella di Grosseto. Qui, i cavalli pascolavano tutto l’inverno in un’ambiente dal clima più asciutto e mite trovando sostentamento sugli ampi pianori maremmani dove il ricaccio dell’erba era assicurato per tutta la cattiva stagione. A marzo, si ripeteva il viaggio inverso, sempre seguendo il tracciato dell’Aurelia fino alle balze dell’Alpe di Camporaghena, in territorio lunigianese, dove le cavalle mettevano al mondo i loro puledri, all’aperto. E’ da questi esemplari che discendono tuttora i «cavalli di Comano» gli eccellenti destrieri del nostro territorio.