Massa, 27 luglio 2017 - I veleni nella zona industriale apuana non arrivano soltanto dalla Farmoplant. Certo, l’esplosione dell’impianto di produzione di fitofarmaci, e del pesticida Rogor in particolare, resta l’immagine simbolo del fallimento del polo chimico apuano, ma basta spostarsi poche centinaia di metri a nord per trovare ancora terre e acque contaminate. Il colpevole, stavolta, si trova oltre i confini massesi, per l’esattezza nel territorio di Carrara: sono i 17 ettari di aree inquinate oggi di proprietà della Syndial ma, in passato, sede delle dannose lavorazioni di Rumianca, Anic Agricoltura e ancora Enichem.
Basta scavare nella memoria della nostra provincia per rievocare altri terribili fantasmi: qui non ci sono esplosioni o nuvole nere che si sono sollevate in cielo ma le testimonianze di chi in quest’area ha lavorato e spesso si è ammalato non lasciano spazio a dubbi. Scavare è sempre un pericolo nel territorio apuano, che sia nella memoria o nella terra, perché è in quelle pieghe, costruite ad arte negli anni, che si nascondono le verità più scomode. Scavate nella terra ex Rumianca e troverete Deet (il fitofarmaco dietiltoluamide), pentaclorotoluene, gamma-esaclorocicloesno, tetracloruro di carbonio, tetracloroetilene, tricloroetilene, dieldrin, alfa - esaclorociloesano e mercurio. Anzi, non serve neppure scavare per fare la ‘pessima’ conoscenza di queste sostanze: dal verbale della conferenza dei servizi istruttoria, che si è svolta il 26 giugno al Ministero dell’Ambiente, dalle campagne di analisi effettuate in contraddittorio con Arpat, è emersa la presenza di mercurio, tricloroetilene, tetracloroetilene, mercurio, dieldrin e alfa - esaclorocicloesano nell’aria.
La stessa aria che potrebbero respirare i lavoratori che dovrebbero bonificare per Syndial tutta l’area. La riunione a Roma era stata infatti convocata per discutere il Progetto operativo di bonifica dei terreni del sito di Avenza ma Arpat e Ispra hanno chiesto ulteriori approfondimenti in merito all’analisi di rischio per i possibili effetti sulla salute degli operai che potrebbero venire a contatto con alcuni dei contaminanti dispersi nell’aria, pari o superiori al solo limite di rilevabilità e comunque inferiori ai valori di riscio o conformità. Il rischio, comunque, deve essere calcolato anche nell’aria. Per Ispra, inoltre, «la presenza di mercurio in aria in concentrazioni superiori al limite di rilevabilità presenta una linea di evidenza della presenza di un percorso attivo di migrazione di vapori dal sottosuolo».
Entrambi gli enti di protezione ambientale hanno richiamato l’attenzione della Syndial sul problema del ‘capping’, o copertura dei terreni inquinati: dal sopralluogo sono emerse difformità fra la planimetria presentata e lo stato dei luoghi, con superfici non pavimentate o fratturate che ricadono in aree con superamenti delle concentrazioni di contaminazione. Per quanto riguarda il piano di bonifica dei terreni presentato dall’azienda, i lavori, se tutto andrà bene, dureranno almeno 3 anni e mezzo. Non si sa, infatti, che cosa verrà fuori dai terreni quando si inizierà a scavare e questo è il fatto più preoccupante dopo quasi 20 anni dall’istituzione del Sin.
«Considerate le elevate concentrazioni riscontrate in alcuni punti si suggerisce che i terreni presentino caratteristiche di pericolo acuto». Altro che Farmoplant, per intenderci: alla Syndial è pure peggio. E si scaverà sempre più in basso, per rimuovere le terre, fino al livello della falda, se a ogni passo i terreni risulteranno inquinati. Il punto 23 del verbale è il più inquietante: «I progettisti hanno previsto la possibilità di rinvenire durante gli scavi serbatoi interrati, fusti ecc.». L’ex Rumianca potrebbe ancora custodire pericolose sorprese.