Carrara, frana in cava: trovato anche il secondo corpo

Ad essere ritrovato per primo è stato il corpo di Roberto Ricci, di 55 anni, poi è affiorato anche quello di Federico Benedetti, 46

Il recupero dei corpi

Il recupero dei corpi

Carrara, 15 aprile 2016 - Sono andate avanti tutta la notte le ricerche dei vigili del fuoco per trovare sotto le macerie i due operai dispersi sotto il crollo del costone della cava di marmo avvenuto ieri a Carrara. Stamani poco prima delle 6 è stato ritrovato il corpo senza vita del primo cavatore rimasto sepolto. Il dispiegamento di forze dei vigili del fuoco è continuato incessantemente sino a ritrovare, intorno alle 8,30 anche il secondo corpo senza vita dell'operaio disperso sotto tonnnellate di marmo. Le due vittime sono Roberto Antonioli Ricci, 55 anni e Federico Benedetti, 46.  Entrambi, ieri, erano alla cava, insieme al loro compagno di lavoro, Giuseppe Alberti, 48 anni,  che si è salvato grazie all'imbracatura ed è rimasto sospeso nel vuoto. Portato all'ospedale, ha una prognosi di 30 giorni. Colto da malore il direttore della cava, Carlo Musetti,  62 anni. Domani lutto cittadino sia a Carrara che a Massa. Il cugino di Bebedetti, Andrea, si sfoga denunciando la lentezza dei soccorsi dovuta alla troppa rigidità dei protocolli.

LA SCOPERTA DEI CORPI - Le speranze di ritrovarli vivi si sono definitivamente spente questa mattina. A distanza di poco piu' di 2 ore, intorno alle 6 il primo e poco dopo le 8,30 il secondo, i corpi dei due cavatori rimasti intrappolati da ieri sotto tonnellate di marmo sono stati recuperati dai vigili del fuoco. Nel crollo che ha interessato la cava di marmo Gioia a Colonnata, nel distretto delle Alpi Apuane, si stima che si siano distaccati circa 5000 mq di materiale roccioso. Squadre dei vigili del fuoco sono stati al lavoro per tutta la notte per mettere in sicurezza la parte instabile (circa 20 metri x 30) della parete che, altrimenti, avrebbe reso etremamente rischiosa l'operazione di ricerca dei due operai. Un lavoro difficile e faticoso, quello dei vigili del fuoco, che per l'occasione hanno mobilitato sin dai primi istanti uomini e mezzi nel tentativo di ritrovare in vita i due operai. Un vero e proprio campo base, con oltre 50 vigili del fuoco di vari comandi della Toscana, unita' cinofile, Usar (Urban search & rescue) per la ricerca tra le macerie, unita' Saf (speleo alpino fluviali), sono arrivate alcune componenti della colonna mobile Toscana, nel caso ce ne fosse bisogno sono arrivati anche alcuni gruppi elettrogeni e gruppi fari. In supporto un elicottero AB412 del reparto Volo di Arezzo. In tutta l'area intanto è mobilitazione.

SCIOPERO GENERALE -Dopo la sospensione dei lavori in tutte le cave ieri, oggi in provincia di Massa Carrara i sindacati Filca-Cisl, FenealUil e Fillea-Cgil hanno proclamato uno sciopero generale. Per le organizzazioni sindacali la situazione "sul fronte della sicurezza sul lavoro e' diventata insostenibile". Il presidente della Regione, Enrico Rossi, ieri sera subito accorso sul luogo dell'incidente ha aggiunto che si tratta di "un incidente gravissimo e inaccettabile su cui e' necessario fare piena luce e accertare eventuali carenze legate alla sicurezza". 

LE INDAGINI - La procura di Massa, dopo la tragedia nella cava Antonioli di Carrara, ora sotto sequestro, indaga per omicidio colposo, lesioni e disastro colposo. La pm titolare dell'indagine, Alessia Iacopini, appena possibile, interrogherà l'operaio sopravvissuto, Giuseppe Alberti, 48 anni. L'uomo è ancora in stato di choc, ma avrebbe detto alla moglie di aver visto i due compagni scomparire sotto le rocce. L'operaio, che aveva una imbracatura, ha riportato alcune contusioni per aver sbattuto contro il marmo mentre è rimasto sospeso in aria, prima di essere tratto in salvo dall'elicottero del 118. Sono stazionarie le condizioni del direttore dei lavori, Carlo Musetti, 63 anni, anche lui ieri alla cava, colto da infarto e trasferito all'ospedale apuano dove è stato sottoposto ad un intervento di angioplastica. Anche un altro cavatore, colto da malore per aver assistito alla tragedia, è stato medicato al pronto soccorso. Stamani sul luogo dove è accaduto l'incidente si è recato anche il sottosegretario alla Giustizia Cosimo Maria Ferri.

LUTTO - Oggi sia a Massa che a Carrara è stato proclamato il lutto cittadino, mentre tutti i lavoratori del settore del marmo scioperano per l'intera giornata. Bandiere listate a lutto in Consiglio regionale a Firenze. Il presidente del Consiglio regionale della Toscana Eugenio Giani è intervenuto dopo la notizia del ritrovamento dei corpi dei due cavatori dispersi. "Proviamo un turbamento e un'amarezza profondi - ha detto Giani -, che abbiamo voluto testimoniare listando di nero le bandiere del palazzo esposte in via Cavour. Questo è un momento di drammatico lutto per tutti noi. Siamo vicini alle famiglie e ai colleghi, a tutti coloro che hanno vissuto sulla propria pelle questa ennesima tragedia sul lavoro". Secondo Giani è ora più che mai "necessario che le misure di sicurezza sul lavoro siano rafforzate e diventino più stringenti". "C'è ancora molto da lavorare anche per noi, anche per il Consiglio regionale, per garantire che quello che è accaduto non abbia a ripetersi", ha concluso Giani. 

I TESTIMONI -  «ABBIAMO visto il monte venire giù». Sono sotto choc i cavatori di Gioia. Impietriti, irriconoscibili: coloro che, nell’immaginario locale sono dei veri uomini, gli ultimi ‘gladiatori’ della montagna, ieri hanno mostrato tutta la loro umanità, la loro paura. Non si sarebbero mai aspettati che due di loro, due compagni, due amici, grandi esperti della lavorazione del marmo, finissero sotto tonnellate di pietra, marmo e terra. Una notizia che ha squarciato la tranquillità della città. Il bianco delle montagne è tornato a sporcarsi di rosso sangue. «Non ci posso credere – racconta uno di loro – come può succedere una cosa del genere? Sono ancora sconvolto da quello che è avvenuto. Lasciatemi stare, non me la sento di dire altro, sono troppo colpito da quello che è accaduto».

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Alle 13,48 il bacino di Gioia si paralizza per un costone di 30 metri che si stacca dal monte. La cava di Cesare Antonioli, la 171, è sepolta da una valanga di sassi di marmo bianco. Sotto, due operai, Federico Benedetti e Roberto Ricci Antonioli. Al monte, a poche centinaia di metri dal nipote, lo zio di Benedetti, Luigi, inconsolabile. Un anziano distrutto da una tragedia colossale. Poco dopo che il monte è crollato, portandosi dietro i due cavatori, lo zio arriva, in cerca del nipote. «Cosa aspettate a intervenire? Ci vado io se non vi muovete – grida ai soccorritori –. Non me ne importa nulla se non è in sicurezza il posto, fatemi andare a prendere mio nipote, non ce la faccio più ad aspettare. Non lo sentite che squilla il cellulare? Se non vi date una mossa mi prendo io la responsabilità e lo tiro fuori da solo».

ORMAI rassegnato sprigiona tutta la sua rabbia, mista a un dolore indescrivibile. Le lacrime agli occhi del povero zio ormai sono finite. «Perché non siete intervenuti subito? Se c’era una possibilità di salvarlo... Adesso non possiamo fare più niente». Cercano di consolarlo gli altri cavatori, ma sembra che il suo cuore sia ormai finito là sotto, tra le macerie. Guarda la montagna tenendosi la testa tra le mani. Ogni tanto si toglie gli occhiali per asciugarsi un’altra lacrima che gli scende dal viso. «Li conoscevo bene entrambi – racconta un altro – uno ha anche un figlio, Matteo Benedetti che lavora qui, è andato via in mattinata perché aveva una visita. Meno male che non era presente quando è successa la tragedia. Speranze? Io ci credo ancora, anche se tutto gioca contro di loro. Uno di questi, Roberto, è messo bene fisicamente, anche l’altro, Federico è forte, spero ancora che possano essere vivi» conclude un cavatore mentre si avvicina allo zio, nel tentativo vano di consolarlo. «Ormai è una vera e propria tragedia – conclude un collega – noi purtroppo siamo pronti ogni mattina a fare i conti con questo incubo. Ogni giorno potrebbe essere l’ultimo, siamo consapevoli che lavorare al monte sia una cosa rischiosa, ma ogni volta che succede è un vero e proprio choc».