Massa Carrara, 20 febbraio 2016 - TUTTI insieme contro il ministero della Pubblica istruzione. O, per dirla con un termine caro agli anglofili di casa nostra, uniti in una «class action». Dopo anni di precariato, di contratti rinnovati di volta in volta senza intravedere prospettive per il futuro, 50 insegnanti e personale Ata residenti in provincia hanno trascinato il Ministero davanti al giudice del lavoro, con la richiesta di farsi assumere con un contratto a tempo indeterminato. Una battaglia lunga e difficile, culminata però con una significativa vittoria in tribunale. Docenti e Ata (per la maggior parte donne, fra i 40 e i 50 anni) avevano svolto nel corso della loro carriera tante supplenze annuali, quello «fino a fine lezioni» da settembre a giugno o per brevi periodi in sostituzione di colleghi assenti. Ma supplenza dopo supplenza avevano totalizzato oltre 36 mesi di contratti senza però vedersi riconoscere la tanto agognata assuzione a tempo indeterminato, come previsto dalla normativa attuale riferita ad una precisa direttiva europea. Ma secondo una diversa interpretazione di un altro decreto legislativo, nelle pubbliche amministrazioni aver lavorato per 36 mesi non comporta l’automatica trasformazione del contratto da tempo indeterminato a fisso. Norma definita «anti-europea» da insegnanti e Ata, da qui la decisione di affidarsi a un legale per portare le loro istanze davanti al giudice del lavoro del tribunale di Massa Augusto Lama. Ma mentre la giustizia ha fatto il suo corso, un po’ alla volta i 50 docenti scesi sul piede di guerra sono stati stabilizzati, entrando di fatto a pieno titolo nel personale docente della scuola, così come i lavoratori Ata. Caso chiuso? No, perchè una volta ottenuta la meritata assunzione restava da definire il capitolo relativo al risarcimento dei danni, oltre agli scatti di anzianità richiesti per gli anni passati. Nel frattempo la Corte di giustizia Europea, in risposta a una precisa richiesta della Corte Costituzionale, ha sottolineato le carenze del sistema scolastico di reclutamento del personale.
DITO puntato in particolare sul continuo susseguirsi di contratti da precario, senza la certezza per i lavoratori di concorsi pubblici periodici con cui entrare di ruolo. Un aspetto giudicato «non lecito» dai giudici europei: anche nella pubblica amministrazione quindi dopo 36 mesi di lavoro un contratto a tempo indeterminato deve ritenersi «illegittimo» e trasformato in tempo determinato. Sulla base di questa determinazione il giudice Lama ha così condannato il Ministero della pubblica istruzione a pagare 12 mensilità di stipendio a titolo di risarcimento a insegnanti e Ata che avevano fatto ricorso, oltre al calcolo degli scatti di anzianità. Sentenza immediatamente esecutiva, con ogni probabilità il Ministero ricorrerà in appello a Genova.