{{IMG_SX}}Massa, 11 luglio 2008 - Servizi sociali? No grazie. Sono giovani madri, con o senza partner, spesso con rapporti di coppia falliti alle spalle e quindi con una vita piuttosto difficile da affrontare. Alcune, dicono di essere disposte a chiedere aiuto a tutti, tranne che ai servizi sociali.

 

"Si rivolgono anche al Sunia - ci spiega Enrico Casali, responsabile locale del sindacato nazionale unitario inquilini ed assegnatari - in quanto si trovano senza casa e a dover affrontare mille problemi. Quello che in genere suggerisco a queste giovani donne in difficoltà è di rivolgersi ai servizi sociali. E’ la prima cosa che mi viene in mente. Ma nessuna accetta: queste ragazze dicono di aver paura che poi le assistenti intervengono togliendo loro i figli. Non si capisce perché siano così terrorizzate. Preferiscono affrontare i problemi da sole, piuttosto che rischiare. Ma, dico io, il ruolo delle assistenti sociali è quello di chi dovrebbe aiutare le persone in difficoltà non spaventarle".

 

"Questo assessorato - ha spiegato la neo assessore alle politiche sociali Gabriella Gabrielli - assicura sensibilità e ascolto. Certo, non abbiamo la bacchetta magica e mancano risorse e strumenti necessari per affrontare le problematiche nella loro complessità. Non esiste alcuna volontà persecutoria verso persone in difficoltà. E’ nostro obiettivo stabilizzare il servizio e si andrà ad un concorso per assumere nuove assistenti sociali: in base al numero degli abitanti dovremmo averne 15 invece ne abbiamo 9. La mole di lavoro è enorme e forse proprio per questo motivo ci possono essere fraintendimenti o atteggiamenti un po’ bruschi".

 

"Se non trovi casa entro settembre ti tolgo il bambino" - così è stata minacciata una ragazza un po’ di tempo fa. Abbiamo provato a contattare telefonicamente alcune di queste 'protagoniste' ma nessuna di loro ha voluto rilasciare dichiarazioni: "Non possiamo perché abbiamo paura per i nostri bambini". L’idea che il servizio sociale possa intervenire per togliere loro i figli smorza ogni volontà di uscire allo scoperto e chiedere aiuto.

 

Si consumano così, in solitudine, piccoli drammi di donne che potrebbero e dovrebbero essere sostenute dagli organismi competenti. Non è detto che dietro gli interventi del servizio sociale ci sia tutta questa rigidità: tanti sono i casi in cui gli operatori si sono prodigati per risolvere problemi familiari. Tuttavia nel tam tam popolare ha assunto purtroppo questa immagine negativa: "Perché il Comune invece di predisporre l’ assegno alla famiglia affidataria per l’eventuale mantenimento dei nostri figli - chiedono le mamme in pena - non lo gira a noi? Tante difficoltà si risolverebbero". Già, Maria forse pagherebbe un affitto e vivrebbe serenamente con suo figlio, Anna non lavorerebbe anche la notte e sarebbe più vicina alla sua bambina, Giusi offrirebbe ai suoi piccoli pasti regolari, Manu potrebbe farsi aiutare e curare meglio la sua malattia e così via.

 

"Invece no - aggiungono le mamme - è più semplice far scattare il provvedimento dell’affido, punendo atrocemente i genitori che vivono momenti di difficoltà e i loro figli". Purtroppo, il sistema di questo delicato settore è arrugginito da tempo. E non dipende certo da meccanismi locali. E’ vero che un qualsiasi amministratore di buona volontà, quando il Tribunale dei Minori si pronuncia per simili sentenze non può farci nulla ma è anche vero che sono le assistenti sociali a trasmettere ai Tribunali relazioni a 'senso unico', all’insaputa della famiglia tristemente coinvolta.

 

"Manca la lavatrice, ha una stufa che la moglie malata non riesce ad accendere, porta ai bambini buste gioco invece di altro materiale più utile". Questa fu la risposta di un’assistente sociale ad un avvocato quando chiese di sapere i motivi per cui erano stati tolti i figli al proprio assistito. Storie che sembrano assurde, scritte e chiuse nei fascicoli e trasmesse poi ai Tribunali per il drammatico epilogo. Nessuno può contestarle: non esiste alcuna possibilità di contraddittorio se non davanti ad un Giudice, quando ormai è troppo tardi.

 

Enrico Casali, a nome di queste donne, invita le assistenti sociali di tutta la provincia di Massa Carrara ad una maggior sensibilità e attenzione per le famiglie in difficoltà. "Non è allontanando i bambini che si aiutano queste giovani madri ma con interventi finalizzati a superare momenti difficili".