Massa Carrara, 23 maggio 2012 - Dopo oltre un anno dall’esplosione del “caso ASL 1 di Massa Carrara”, le indagini sono approdate ad un punto cruciale. La Guardia di Finanza, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Massa, ha svolto indagini a 360°, acquisendo ed esaminando una gran mole di documentazione d ascoltando numerose persone informate sui fatti. Le conlusioni delle indagini sono state poi trasmesse all'Autorità Giudiziaria.
Dalle indagini le motivazioni dei provvedimenti di arresto di oggi per i due direttori generali pro tempore, Alessandro Scarafuggi (dal 2002 al 2007) e Vito Antonio Delvino (dal 2007 al 2010), chiamati a rispondere del reato di falso in atto pubblico, per le fittizie appostazioni contabili servite ad alterare i bilanci d’esercizio e a nascondere le rilevanti perdite, presenti nei rendiconti economici, dal 2004 al 2009. Per i due ex Direttori Generali dell’ASL1 di Massa Carrara, è stata disposta la misura della detenzione presso il loro domicilio.
Il dissesto accumulato negli anni è misurato dall’entità della perdita ricostruita con il bilancio approvato dalla nuova gestione, nel 2010, ed ammonta a 224 milioni di euro.
Arrestato anche l’ex Direttore Amministrativo, Ermanno Giannetti (in carica dal 2006 al 2010). Per lui, è stata disposta la detenzione nel carcere di Massa. Diverse le imputazioni a suo carico: Giannetti è stato chiamato a rispondere del reato di falso in atto pubblico, in concorso con i direttori generali, per il ruolo rivestito nell’ambito del processo di formazione dei bilanci artificiosamente alterati. Poi, per peculato e falso in atto pubblico, commesso per le innumerevoli sottrazioni di denaro, a danno dell’ASL, e quantificate in 1,5 milioni di euro.
Si tratta di disponibilità finanziarie “drenate” dalle casse della sanità apuana, attraverso falsi mandati di pagamento, a valere sulla “gestione liquidatoria” della "ex ASL2" di Massa e Carrara (cosiddetta “gestione stralcio”), di cui Giannetti era stato ufficialmente nominato responsabile.
Accanto ai tre dirigenti, altre 11 persone, a vario titolo, sono state denunciate per avere agevolato Giannetti nella sua condotta illecita, con accuse di falso, concorso nel peculato e violazioni alla normativa antiriciclaggio.
Per quest’ultima ipotesi, sono stati chiamati in causa gli intestatari degli assegni circolari (8 persone), che hanno incassato i titoli per conto di Giannetti restituendogli poi la provvista e che se l'ipotesi fosse verificata rischierebbero la reclusione da 6 mesi a un anno.
Sulla base delle ipotesi di reato formulate dalla Procura, gli indagati, in caso di condanna, vanno incontro a pene molto severe; quelle più elevate riguardano il falso in atto pubblico (da uno a sei anni) ed il peculato (da tre a dieci anni). Sono al vaglio della Procura ulteriori elementi, suscettibili di eventuale approfondimento investigativo.
GIANNETTI, "ROLEX E MACCHINE DI LUSSO CON I SOLDI DELL'ASL" - Un allevamento di cani levrieri, 1000 euro ad animale, orologi Rolex, macchine sportive, appartamenti: secondo gli inquirenti Giannetti 'investiva' così il denaro pubblico. La tecnica consisteva, secondo quanto spiegato dal procuratore Aldo Giubilaro, nel ''creare fittizi mandati di pagamento, con i quali era possibile ottenere da parte del tesoriere della Asl l'emissione di assegni circolari. Persone compiacenti, poi, monetizzavano i titoli e restituivano a Giannetti il denaro''. Gli assegni circolari ritrovati dalla Gdf sarebbero 300. Nel corso dell'indagine le Fiamme gialle hanno dato esecuzione a provvedimenti cautelari anche sui beni di Giannetti al quale sono stati sequestrati oggetti di valore, gioielli e Rolex, 2 autovetture, armi da fuoco, 3 fabbricati, attrezzature e macchine agricole, disponibilita' finanziarie. Il canile di lusso in Lunigiana era già stato sequestrato nell'aprile 2011.
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