Massa, 24 gennaio 2014 - Ci sono donne che vestono a lutto anche per la scomparsa di una mucca. Ma potrebbe essere un agnello, una capretta o un cane pastore: nelle valli di Zeri gli animali sono parte integrante della famiglia. In questo antico crocevia montano, dove il tempo ha lasciato tracce affascinanti e misteriose esistono ancora le donne-pastore che hanno trovato nell’allevamento una vocazione e una ragione di vita e di lavoro. Come Valentina Merletti che undici anni fa ha lasciato La Spezia e un lavoro d’ufficio per rilevare il gregge del nonno a Valditermine.
Una scelta di libertà per trovare nella montagna quelle emozioni vietate alle città. E’ una vita di sacrificio perché d’estate mi alzo alle 4 del mattino e alla sera non ho mai finito, spiega Valentina a cui il marito dà una mano solo nel fine settimana, visto che lavora lontano. Ha un un gregge di un centinaio di pecore e anche diverse mucche. Produce carni e formaggi che le garantiscono un buon reddito.
«Ma la motivazione primaria è il contatto con gli animali e la natura - racconta -. Anche se oggi la burocrazia ci costringe a fare salti mortali per adempiere a tutta una serie di pratiche burocratiche che portano via un sacco di tempo. Per macellare siamo costretti a recarci a Pontremoli, ma i documenti occorre espletarli ad Aulla. Lavoro sola e il via vai è estenuante, anche se poi le soddisfazioni sono impagabili."
Valentina lascia le pecore allo stato brado anche d’inverno così come le mucche, ma queste devono rientrare nella stalla di sera e la vita di alpeggio è sempre costellata di qualche inconveniente. «Ho due figli che però sono ormai in grado di guardarsi da soli e io posso dedicarmi ai miei animali a tempo pieno". L’allevatrice è una delle protagoniste del successo della pecora zerasca, assieme all’associazione locale di allevatori. Ma recentemente è arrivato il lupo ad azzannare le greggi. “E’ un incubo col quale dobbiamo convivere".
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