Carrara, 2 aprile 2014 - «Assunto e non pagato dalle senatrici Cinque stelle». Bufera su Laura Bottici e Sara Paglini accusate da un ex militante e candidato del Movimento — Carlo Baratta, ex assicuratore disoccupato da 4 anni — di averlo prima messo in forza e poi di non averlo mai fatto lavorare. Sulla vicenda — spiega Baratta, che si è rivolto alla Cgil — c’è già stato un tentativo di conciliazione davanti all’ispettorato del lavoro, fallito.

«Tutto è cominciato alla fine del 2012 quando Laura Bottici era capolista al Senato in Toscana e Sara Paglini era quarta in lista — racconta —. In quel momento mi promisero che se elette mi avrebbero preso come collaboratore». Poi, alle elezioni del 26 febbraio 2013 sia Laura Bottici che Sara Paglini entrano in Senato e il rapporto delle due con Carlo Baratta, anche lui candidato per un posto alla Camera, si fa — secondo l’interessato — sempre più stretto. «Il giorno dell’insediamento siamo andati a Roma con la mia auto — racconta —, mentre ad aprile sono sceso due volte per collaborare con la Paglini e sono stato pagato con tanto di fattura».

A questo punto però — secondo Baratta — qualcosa si complica e l’idillio con le senatrici sembra rompersi. «Una volta diventata questore del Senato Laura Bottici — continua — dice che non può più assumermi e prende al mio posto un militante di Torino, scaricando l’onere della mia assunzione sulla Paglini. Lei allora mette in piedi una selezione curata dal gruppo di Carrara a cui partecipano 30 candidati. A maggio poi la stessa Pagalini si rende conto di non poter pagare due collaboratori a tempo pieno e così coinvolge la Bottici per una mia assunzione congiunta part-time. Avrei dovuto prendere 420 euro al mese complessivi e sarei dovuto rimanere in città per leggere i giornali e tenerle informate».

Secondo la documentazione del militante, Il 26 maggio 2013 Bottici fa firmare a Baratta un contratto di sei mesi, mentre Paglini il 17 giugno 2013 prima fa e poi ritira una comunicazione d’assunzione al centro per l’impiego di Massa, senza mai registrare alcun contratto di lavoro. «Io il primo giugno ho iniziato a lavorare — racconta Baratta — e il 2 luglio ho ricevuto un assegno da 400 euro dalla Paglini. A metà luglio però entrambe sono sparite e non ho preso più un soldo».

Dopo mesi di telefonate non risposte e porte sbarrate, Carlo Baratta si rivolge alla Cgil che lo scorso febbraio ha portato le senatrici davanti all’ispettorato del lavoro per un tentativo di conciliazione che è andato a vuoto. «Questa vicenda — conclude Baratta — è arrivata anche sul tavolo di Beppe Grillo e l’ho pure mandata a tutti i senatori e a una parte dei deputati 5 stelle, ma nessuno, a eccezione di Laura Bignami, si è degnato di rispondermi».

Claudio Laudanna