Montecatini, 9 aprile 2011 - Arresti domiciliari nella sua casa di Lucca per Francesco Galeone, 62 anni, responsabile del servizio di diabetologia dell’ospedale di Pescia. L’accusa è quella di peculato. In pratica, secondo gli investigatori, il medico avrebbe preso dei soldi dai pazienti che si presentavano all’ambulatorio per ricevere un glucometro, lo strumento usato per misurare il livello della glicemia nel sangue. Si trattava di piccole somme, dai 10 ai 50 euro.
Su queste macchinette, che i rappresentanti delle case farmaceutiche lasciano in omaggio, vi è impressa la frase 'Campione gratuito - vietata la vendita'. Secondo quanto ricostruito nell’indagine condotta dagli agenti del commissariato di Montecatini Galeone, non chiedeva direttamente la cifra ma si limitava a indicare la possibilità di lasciare un’offerta generica per l’associazione diabetici. Ma i responsabili di questo ente hanno smentito di aver ricevuto somme di denaro dal medico, che in passato ha ricoperto anche il ruolo di presidente regionale dell’associazione medici diabetologi.
Il titolare dell’inchiesta, il sostituto procuratore della Procura della Repubblica di Pistoia Giuseppe Grieco nei giorni scorsi aveva chiesto per Francesco Galeone una misura restrittiva, quella di non poter entrare nel comune di Pescia, togliendoli in pratica la possibilità di recarsi al lavoro. Il Gip del Tribunale di Pistoia, Roberto Tredici, prima di pronunciarsi ha voluto sentire l’indagato. Così, lunedì scorso, Galeone accompagnato dal suo difensore, il professor Tullio Padovani, è stato sentito per alcune ore dal giudice. Nel frattempo però la sua posizione si è aggravata tanto che il Gip ha disposto gli arresti domiciliari motivandoli con il rischio di inquinamento delle prove.
L’ordinanza gli è stata notificata ieri mattina nel suo studio all’ospedale di Pescia da due poliziotti del commissariato termale. Il medico non ha avuto particolari reazioni, mentre un membro del servizio di diabetologia alla vista della scena ha accusato un leggero malore. L’indagine era partita nell’estate scorsa dopo una denuncia. Da allora gli agenti della polizia hanno ascoltato una quarantina di persone tra pazienti e personale dell’ospedale. Il periodo ricostruito è quello che va dal 2008 al 2010.
La notizia dell’inchiesta prima e quella del provvedimento degli arresti domiciliari, è stato un autentico choc per gli oltre cinquemila diabetici della Valdinievole che ora si augurano che la vicenda non abbia ripercussioni sul servizio.
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