Pisa, 26 gennaio 2014 - UNA lieve, ma incoraggiante contrazione dei tempi medi di durata dei procedimenti di natura penale, sia pure a fronte di un aumento tangibile dei reati di particolare allarme sociale come furti e rapine, oltre a gravi problemi di natura organizzativa nell’amministrazione della giustizia, rappresentati in primo luogo dalla mancanza di spazi sufficienti e di organici all’osso, aspetti questi ultimi divenuti più gravi dopo l’accorpamento della sezione di Pontedera con il Tribunale di Pisa. E’ questo, in estrema sintesi, il quadro che emerge dalla relazione firmata dal presidente Salvatore Laganà presentata ieri all’inaugurazione dell’anno giudiziario a Firenze. Vediamo i dati principali.
PROCESSI — Pur in una situazione di cronica carenza di risorse umane e materiali si registra un miglioramento sia in sede civile che penale. In sede civile a fronte di 3.849 procedimenti pendenti e di 857 sopraggiunti nell’arco dei 12 mesi considerati (luglio 2012-giugno 2013), ne sono stati esauriti 1.407 con una pendenza residua di 3.298 e una contrazione della giacenza del 15% circa. In sede penale: 2.005 i processi pendenti in sede monocratica, 2.507 quelli sopravvenuti, 2.589 quelli definiti: il saldo finale vede ancora 1.923 procedimenti pendenti con una contrazione della durata media dei processi dai 222 giorni a 201.
REATI — Non confortanti — osserva il presidente Laganà — i dati sul rilevante incremento di alcuni reati di particolare allarme sociale: in particolare quelli di stalking (passati da 30 a 44), rapina (da 49 a 106), furto (addirittura triplicati, da 106 a 328), furto in appartamento (da 61 a 69), estorsioni (da 37 a 52) usura (da 6 a 15). Dalla tipologia dei reati «che costituiscono la più rilevante parte di quelli trattati sia in sede dibattimentale che di indagini preliminari, è indubbio un diffondersi non solo del fenomeno della microcriminalità, soprattutto di provenienza straniera e clandestina, che ha finito nel tempo per alterare profondamente le caratteristiche di una città come Pisa e del suo territorio limitrofo, ma vi è anche il rischio concreto di un salto di qualità di bande criminali dedite in precedenza a reati di poco conto verso delitti di rilievo maggiore. Si conferma inoltre che il grande afflusso di studenti universitari da tutta Italia, alimenta un notevole mercato di sostanze stupefacenti, specie del tipo hashish e marijuana, ma anche di cocaina, che ha finito per espandersi e attirare possibili acquirenti anche da altre realtà della Toscana. E proprio l’esistenza di una domanda costante e con floride possibilità di guadagno illecito, ha attirato numerosi clandestini soprattutto di origine nordafricana, ma anche nigeriani e albanesi, che ingrossano le fila di un esercito di piccoli spacciatori, nonostante i numerosi arresti compiuti dalle forze dell’ordine».
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