Pisa, 18 novembre 2017 - NON HA POTUTO usare la sua auto per più di mille giorni. Tre anni, giorno più, giorno meno. Non l’ha potuta usare per quello che ConfConsumatori definisce «un grossolano, quanto evitabile, errore da parte di Equitalia» e che ha trovato una soluzione solamente dopo l’intervento del Tribunale, grazie all’interessamento dell’associazione e dell’avvocato Giovanni Longo.
LA STORIA ha dell’incredibile. Spiegano da ConfConsumatori: «A un contribuente è stata notificata una cartella per debiti riferiti in realtà a un soggetto diverso, contenente anche l’avviso dell’imminente fermo amministrativo del suo unico veicolo se non avesse tempestivamente saldato. Il consumatore ha cercato in tutti i modi di risolvere bonariamente la vicenda, spiegando l’errore in cui era incorsa Equitalia, e chiedendo a quest’ultima di procedere allo sgravio in via di autotutela e di porre rimedio al grossolano quanto evidente errore. Equitalia, invece, ha provveduto a iscrivere al Pra il fermo amministrativo sull’unica vettura di quel cittadino, impedendone la circolazione. Dal dicembre 2013 il cittadino si è trovato quindi impossibilitato a utilizzare la sua unica vettura».
A questo punto, l’uomo, ritenendo illegittima la pretesa e assolutamente non dovuti i denari richiesti, si è rivolto alla Confconsumatori di Pisa e con l’ausilio dell’avvocato Giovanni Longo ha impugnato l’atto proponendo due distinti ricorsi (per differente competenza funzionale e per materia, in quanto si trattava di asseriti debiti Inps e debiti per Iva non corrisposta) chiedendo l’annullamento della cartella e le sanzioni accessorie collegate (il fermo amministrativo) entrambi vinti: il primo dinanzi al tribunale di Milano, il secondo di fronte alla Commissione tributaria provinciale di Milano, causa vinta ma poi appellata da Equitalia e nuovamente confermata in appello in Commissione tributaria regionale di Milano. «Nonostante le vittorie – aggiungono da Confconsumatori – e nonostante in più occasioni il cittadino avesse chiesto formalmente di procedere alla cancellazione del pregiudizievole vincolo, però, l’ente di riscossione non ha mai provveduto spontaneamente al discarico, non comunicando alcunché». Esasperato, infine, il consumatore, assistito sempre dall’avvocato Giovanni Longo, ha depositato un ricorso d’urgenza davanti al tribunale di Pisa, chiedendo di ordinare a Equitalia di revocare il fermo amministrativo sull’automobile (revoca avvenuta solo dopo l’ordine del Tribunale). Per questo motivo il cittadino, soddisfatto ma esasperato da questa odissea, ha chiesto al giudice di pace di Pisa il rimborso di tutte le somme nel frattempo pagate (bolli, assicurazione), oltre a un ristoro per il forzoso (quanto illegittimo) contegno tenuto da Equitalia, che lo aveva privato della sua unica autovettura per 1016 giorni.
«IL GIUDICE di pace ha accolto le richieste avanzate dall’avvocato Longo e ha severamente condannato Equitalia per aver tenuto un comportamento omissivo e non collaborativo, nonostante in numerosi giudizi tutti i giudici l’avessero condannata, ordinando di revocare il fermo amministrativo e condannando così Equitalia al pagamento di 4.300 euro come risarcimento del danno, comprensivi di bolli e assicurazioni pagati e non goduti, e 700 euro a titolo di danno da lite temeraria per responsabilità aggravata.