Pisa, 3 giugno 2015 - Accenti messi a caso, apostrofi ballerini, latino maccheronico. Lingua italiana, questa sconosciuta. Anche sui banchi universitari, ahimé. E così si corre ai ripari con un esperimento unico. Dal prossimo anno accademico sarà istituito un insegnamento sull’elaborazione dei testi professionali a partire dall’uso consapevole delle strutture linguistiche di base per la comunicazione. A raccontare la necessità di dare una svolta è Eleonora Sirsi, docente nel corso di laurea in Giurisprudenza del nostro ateneo.
Professoressa, com’è nata l’idea?
«Il problema esiste da tempo. I ragazzi non sanno più scrivere».
In che senso?
«Errori di grammatica sorprendenti, punteggiatura a caso, frasi senza soggetto, incidentali che non si concludono. I giovani hanno difficoltà grammaticali e sintattiche. In consiglio di dipartimento ogni tanto la questione esce fuori: la preparazione linguistica dovrebbe essere “risolta” nei cicli scolastici, ma non è così».
Nel dettaglio?
«Nelle tesi o negli atti giuridici e amministrativi capita sempre più spesso di imbattersi in errori e approssimazioni che testimoniano un livello di competenza basso».
Come mai queste difficoltà?
«Abbiamo un’intera generazione di docenti con una preparazione di tipo letterario. Non hanno studiato la grammatica».
I nuovi mezzi di comunicazione hanno influito?
«La lingua è viva e si evolve. Con la tecnologia si scrive molto di più ma lo si fa male».
E la scarsa pratica?
«Gli studenti per 4-5 anni non scrivono. Nelle università europee (a esempio in Germania) sono invece abituati ad affrontare esami scritti. Qualche collega ha provato a proporre compitini, ma i tentativi di solito sono disastrosi».
Com’è possibile?
«Tutti i dati che servono a valutare le nostre università sono basati sui traguardi. Quante persone riescono a seguire il percorso nei tempi giusti, quanti superano gli esami con buoni voti... Di fatto noi siamo bravi se promuoviamo tutti».
E allora?
«L’iniziativa del dipartimento di Giurisprudenza nasce dalla collaborazione con il Cafre, il Centro interdipartimentale per l’aggiornamento, la formazione e la ricerca educativa. La proposta è stata elaborata nel corso di una serie di incontri con Francesco Sabatini, già presidente e ora presidente onorario dell’Accademia della Crusca, di un gruppo di docenti del dipartimento di Giurisprudenza e di rappresentanti della Scuola di specializzazione per le professioni legali e della Scuola di formazione forense (Fondazione Alto Tirreno). Per noi giuristi scrivere è fondamentale: il linguaggio deve essere preciso, formale, non approssimativo. Non c’entra lo stile...».
Come sarà strutturato il corso?
«Sarà a scelta libera e darà diritto a tre crediti. Analizzeremo i testi giuridici individuando errori e improprietà».
Qual è l’obiettivo?
«Lanciare un allarme. Questa iniziativa può servire a sollecitare il governo a intervenire».
antonia casini