Pisa, 1 giugno 2016 - Otto anni di reclusione. Questa la richiesta avanzata dal pubblico ministero Giovanni Porpora nei confronti dell’ingegner Giuseppe Mazzotta, all’epoca dei fatti vicecomandante provinciale dei Vigili del fuoco (oggi ricopre lo stesso incarico a Livorno).
Il professionista - che vanta una lunga esperienza di importanti missioni all’estero - è finito sul banco degli imputati con l’accusa di aver indirizzato le persone interessate, nel corso delle pratiche per la prevenzione antincendio, allo studio professionale della moglie Luana Ascenzi (architetto specializzato in questa materia) per le consulenze; studio nel quale l’ingegnere avrebbe svolto il doppio lavoro. Difeso dall’avvocato Riccardo Taverniti, Mazzotta ha affermato di non aver mai indotto alcuno a rivolgersi alla moglie e che ciò invece avveniva in modo spontaneo da parte dei soggetti interessati, probabilmente suggestionati anche dal fatto che il marito della professionista era il funzionario dei Vigili del fuoco.
L’attività investigativa era scaturita da una serie di segnalazioni pervenute all’autorità giudiziaria in cui s’informava circa un presunto comportamento scorretto di uno dei principali funzionari del comando provinciale nella caserma di via Matteotti. L’inchiesta si era conclusa con il rinvio a giudizio di otto persone (una nel frattempo è deceduta) accusate - a seconda delle diversificate posizioni - dei reati di concussione, corruzione e abuso d’ufficio per diversi episodi avvenuti dal 1999 (quindi alcuni prescritti) al 2009. Il pubblico ministero ha chiesto anche la condanna a 5 anni per Luana Ascenzi, 1 anno e 6 mesi per Carlo Marchesi e per Claudio Toscano, 1 anno per Fabrizio Cerrai, 9 mesi Eleonora Panettella e per r Franco Aringhieri. La conclusione del processi celebrato davanti al primo collegio - presidente Pietro Murano, a latere Antonella Bencivinni e Anna Fabbricatore - è prevista per la metà di luglio.