Pistoia, 5 ottobre 2013 - Disastro colposo: è con questa accusa che la Procura chiede il processo per Paolo Bargellini, presidente e rappresentante legale del Consorsio di Bonifica Ombrone Pistoiese. L’udienza preliminare per la discussione della richiesta di rinvio a giudizio è cominciata ieri mattina davanti al giudice Roberto Tredici, pubblico ministero d’udienza Renzo Dell’Anno. Bargellini è difeso dall’avvocato Andrea Niccolai del foro di Pistoia. I fatti di cui si parla sono della notte del 23 dicembre del 2009.

 

Fu quando la protezione civile, nella piana, utilizzando anche i megafoni, invitò la popolazione a portare le auto nelle zone più alte e le proprie cose al piano superiore delle abitazioni. L’argine dell’Ombrone si ruppe e si allagarono Ferruccia, Barba, Olmi e Vignole. Il sistema idraulico del territorio di Quarrata collasso. Sugli allagamenti, come si ricorderà, la Procura aveva aperto un’indagine, scaturita dall’esposto del Comitato Ombrone di Ferruccia e che si era chiusa alla fine del 2011: per dieci anni, sostiene la pubblica accusa, sarebbe mancata la manutenzione. Ieri mattina si sono costituiti, come parte civile, trenta privati cittadini.

 

Il giudice ha disposto che il capo di imputazione, che si riferisce soltanto all’episodio della Ferruccia, fosse integrato con agli altri episodi che risultano dagli atti di indagine. Ha chiesto quindi questa precisazione al pubblico ministero titolare del fascicolo, Luciano Padula, di rimodulare il capo di imputazione. Folta la schiera di legali che assiste le numerosi parti civili, fra cui gli avvocati Fausto Malucchi ed Elena Baldi del foro di Pistoia.

 

«I danni maggiori — ha spiegato l’avvocato Baldi — sono stati riportati dagli imprenditori vivaisti. Per Franco e Massimo Matteini c’è la perizia giuriata dei danni già avallata dalla Provincia, rimborsabile al 17 per cento». «Si parla di un milione di euro di danni — hanno spiegato gli imprenditori fuori dall’aula — per terreni, piante, macchinari e impianti di irrigazione andati completamente distrutti». «Il nostro perito — ha quindi spiegato l’avvocato Baldi — il geologo Alessandro Finazzi — ha evidenziato che non si trattò di un evento metereologico eccezionale. All’origine dei cedimenti le tane scavate dalle nutrie e dalle volpi».

 

Anche per l’azienda Aldo Baldi Vivai esiste una perizia giurata già avallata dall’amministrazione provinciale: «Abbiamo riportato — ci ha detto il titolare — danni per 350mila euro». La ditta «Arredamenti» di Bottegone, anch’essa parte civile in questo procedimento, è ormai chiusa. «Dopo quattro allagamenti — ci hanno detto i titolari — ci siamo dovuti arrendere». Si riprende il 18 ottobre per la discussione.

 

lucia agati