Pistoia, 10 dicembre 2013 - Si sono celebrati ieri mattina nella chiesa di Gello i funerali di Mauro Bertucci, ex operaio Breda, stroncato a 67 anni da un mesotelioma polmonare attribuibile alle fibre d’amianto. L’ennesima vittima della sostanza killer in città. Di seguito una lettera letta dalla figlia Barbara.

 

"Quando ero piccola, tutti gli anni in questo periodo, il babbo prendeva me e Marco e ci portava alla Breda. In sala mensa c'erano delle grandi scaffalature piene di giocattoli. Ci diceva di sceglierne uno che poi Babbo Natale ci avrebbe portato. Non ho mai creduto a nessun Babbo Natale, o meglio, la scoperta della sua inesistenza mi fu lieve, non dolorosa, perché sapevo che i regali me li portava il mio di babbo. Ne ebbi proprio la conferma perché una vigilia lo vidi portar su dalla cantina i pacchi. Ne gioii perché ebbi la conferma di quello che pensavo".

 

"Non c'era nessun Babbo Natale, era il mio di babbo, Maurino. Il mio babbo operaio, che lavorava nella grande fabbrica chiamata Breda, quella dove andavamo a scegliere i regali. Ne ero così orgogliosa, mi vantavo anche, quando mi chiedevano "che lavoro fa il babbo?" io fiera rispondevo "È operaio alla Breda!".
Probabilmente allora, anzi, probabilmente già quando nacqui, le fibre d'amianto cadevano piano nei suoi polmoni. Fermandosi lì, da lontano iniziavano a devastargli la vita. Ma io non lo sapevo questo, lo avrei saputo solo molto tempo più tardi. Io ero fiera di lui, di questo babbo che sapeva fare e aggiustare tutto, le cui mani, per cinquant'anni, non hanno mai smesso un attimo di lavorare. Io ho sempre provato un'ammirazione stupefatta per questo suo riuscire a fare qualsiasi cosa, diversamente da me che so fare ben poco e infatti il babbo me lo diceva sempre "Voialtri 'un sapete fa nulla!".

 

Aveva ragione, non so mica fare nulla io. Però babbo, una cosa la voglio fare. Onorare la tua memoria e quella di tutti gli altri compagni a cui le fibre d'amianto hanno eroso la vita. Non smettere di lottare mai, per questa immensa ingiustizia subita. Ne vedo tanti qui, i tuoi amici, i tuoi compagni, quelli più giovani a cui hai insegnato tanto, quello più vecchi che ti son stati vicini una vita, tutti quelli che hanno beccato e sopportato le "bande" che tu gli facevi, perché tanto anche loro "niente via, 'un sanno fa nulla!"

 

Babbo ora son tutti qui a piangerti, con uno strazio che capisco. Li vorrei abbracciare tutti, forte forte, perché son loro che più mi stringono il cuore. Gli amici, compagni, colleghi di lavoro e di una vita che son venuti qui oggi a darti l'ultimo saluto e che mi rimandano un'immagine di te diversa, che io conoscevo poco, ma vorrei che ancora mi parlassero di te, mi raccontassero com'eri. Babbo.
Ciao grande Maurino, la tua Barbara.