Pistoia, 8 marzo 2014 - Nuova tegola sull’ex sindaco, Renzo Berti a pochi giorni dal decreto di rinvio a giudizio emesso dalla Procura per omesso controllo sugli atti dei dirigenti finiti al centro dell’inchiesta «Untouchables». A bussare alla porta del capo della giunta di Palazzo di Giano dal 2002 al 2012, stavolta è la Corte dei conti, per un presunto danno erariale subito dal Comune di Pistoia per i compensi percepiti dall’ex capo di Gabinetto e, nel secondo mandato anche portavoce, Fabio Fondatori. Il conto è salatissimo: 240mila e 198 euro. Berti è chiamato a restituirli in solido con Carlo Ferrari, ex segretario comunale dal gennaio 2004 al luglio 2008, e Raffaele Pancari, che ancora oggi, dal gennaio 2009, sta ricoprendo il ruolo.

 

Le indagini della Guardia di finanza, su delega della sezione Toscana della Corte dei conti, hanno messo nel mirino i compensi erogati a Fondatori dal 2007 al 2012, periodo del secondo mandato di Berti. A fine gennaio, la magistratura contabile ha intimato al Comune di Pistoia la costituzione in mora «con la massima urgenza» dell’ex sindaco, di Ferrari e di Pancari, per l’approssimarsi dei termini di prescrizione. Palazzo di Giano ha provveduto.

 

Ancora non ufficializzate, nemmeno allo stesso Berti, le ragioni della contestazione. Il doppio incarico (capo di gabinetto-portavoce) a Fondatori? Il suo inquadramento come laureato, anche in assenza di quel titolo di studio? Questi furono alcuni dei dubbi sollevati dall’opposizione in Consiglio comunale al tempo dei fatti. «Francamente non conosco le motivazioni della contestazione — afferma l’ex sindaco — e aspetto quel momento per presentare le mie controdeduzioni. Ho comunque molti argomenti a difesa della mia posizione e nella sede opportuna li farò presenti».

 

Berti si dice comunque «stupito» per essere il destinatario di una richiesta, come quella della Corte dei conti, che affonda le proprie radici in un terreno tecnico e non politico. «E’ evidente che le verifiche sui requisiti degli atti spettano agli uffici, non al sindaco», afferma.

 

Altro argomento a propria difesa, l’ex primo cittadino lo porta opponendo suoi numeri a quelli della Corte dei conti. «Nel 2001, prima che fossi eletto sindaco, la spesa per capo di Gabinetto e portavoce era di 110mila euro l’anno. Nel periodo contestato era scesa a 50mila. Il danno erariale si configura quando si spende di più, non di meno — conclude Berti —. E la politica si deve occupare, oltre che della qualità delle cose, del loro costo».

s.t.