Pistoia, 1 giugno 2014 - Sacramenti possono avere un prezzo? Per il parroco di Villa di Baggio è così: in chiesa «per evitare l’imbarazzo degli accordi personali», dice lui, ha affisso in bella vista un foglio con quelle che appaiono vere e proprie ‘tariffe’ per la celebrazione delle cerimonie. Si va dai 190 euro del matrimonio, ai 90
del battesimo... e dei funerali. A dire che così non va — tariffe o offerte che si voglia affisse in una chiesa — una parte degli stessi parrocchiani che insorgono contro il sacerdote con una lettera, a firma della comunità di Villa di Baggio, indirizzata a Papa Francesco.
Perché non c’è solo la querelle sui prezzi per i sacramenti: don Valerio, per cause personali e penuria di catechisti, ha deciso di ‘spedire’ i bambini altrove per comunione e cresima. Non è un caso infatti che per questi due sacramenti i prezzi non siano ‘quantificate’ sul famoso foglio. «Semplici indicazioni di offerta», ribatte però don Valerio Mazzola. Ma così non la pensa il gruppo di parrocchiani che nella missiva al Pontefice elenca una serie di disagi. «Ascoltando le tue omelie abbiamo deciso di informarti su come alcuni tuoi insegnamenti non vengono recepiti proprio da chi dovrebbe rappresentare la chiesa cattolica anche in una piccolissima realtà come la nostra — scrivono a Papa Francesco —. Da quest’anno, non essendoci più persone disponibili per le lezioni di catechismo, i nostri bambini sono stati mandati in altre parrocchie e di conseguenza la prima comunione e la cresima le faranno in altre chiese. Ma in questi casi non dovrebbe essere il parroco a sopperire alla mancanza di catechisti?».
Non potevano tralasciare il caso prezzi per i sacramenti, non risparmiando neanche un po’ di ironia: «Si arriva al limite con le tariffe imposte ed esposte con tanto di cartello dallo stesso parroco — aggiungono nella lettera — Questa pratica è conosciuta e accettata dalla curia di Pistoia e quindi anche dal Vaticano? Inoltre in quanto ta-iffa fissa, allora potremmo chiedere la fattura?». Ma anche don Valerio dice la sua: «Mi trovavo in imbarazzo ogni volta che qualche parrocchiano mi chiedeva quanto dare per la cerimonia, così ho deciso di dare un’indicazione, pubblicamente. Non sono offerte obbligatorie, né soldi che vanno a finire nelle mie tasche. La comunità deve capire che c’è bisogno del sostegno di tutti per mandare avanti la chiesa».
E sul capitolo catechismo non si scompone. «Sono una persona malata: non posso seguire i bambini». Intanto la comunità aspetta una risposta da Roma. E chissà che anche stavolta Papa Francesco non telefoni. Magari proprio allo stesso don Valerio.
Michela Monti
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