REDAZIONE PISTOIA

Muore dopo i maltrattamenti. La badante: «Perché mi arrestate?»

Svolta nel giallo di Pracchia. Nei guai l’assistente rumena di 66 anni

L’ABITAZIONE L’ingresso della casa della famiglia Themel

L’ABITAZIONE L’ingresso della casa della famiglia Themel

Pistoia, 28 ottobre 2015 - «PERCHÉ mi arrestate? Non ho fatto nulla io». Queste le parole pronunciate da Letitia Negoi, 66 anni, badante rumena, quando sabato scorso i carabinieri di Pracchia sono andati a prelevarla per sottoporla a fermo, per poi essere condotta nel carcere di Sollicciano, dove ancora si trova. Su di lei pesa un’accusa gravissima: maltrattamenti aggravati dalla morte della vittima.

Il caso è quello di Cadria Chiappelli, 90 anni, deceduta venerdì scorso a seguito di un malore, nella sua casa in via Chioderie a Pracchia, dove viveva con il marito Poldo Themel, ex capostazione.

Marito e moglie sarebbero stati vittime di vessazioni costanti da parte della badante che li assisteva da un anno e mezzo: botte, schiaffi, minacce e grida quotidiane. E i rumori che quelle percosse facevano, insieme alle urla dell’assistente rumena, sono stati registrati dalla cimici nascoste nella abitazione dei due coniugi dai carabinieri di Pracchia, su disposizione del sostituto procuratore Claudio Curreli, che ha diretto le indagini.

Un quadro agghiacciante, quello che viene fuori dalle intercettazioni ambientali, che disegna il clima di terrore in cui i due anziani erano costretti a vivere senza potersi ribellare, essendo entrambi gravemente malati e non più autosufficienti. Ignaro della drammatica situazione l’unico figlio della coppia, Luca Andrea Themel, che lavora come segretario comunale a Poggio a Caiano e che regolarmente, ogni settimana, tornava nella casa di famiglia a far visita ai genitori. A far scattare le indagini sono state le segnalazioni di alcuni villeggianti, che avevano preso in affitto una casa vicino a quella dei due coniugi.

Costernati tutti gli abitanti di Pracchia che conoscevano i due anziani da una vita. Nessuno sembra sapesse quanto accadeva in quella casa degli orrori. Sembra che la badante usasse, per tenere calmi i suoi anziani, sedativi in dosi difformi da quelle prescritte. Medicine di cui avrebbe tentato in ultimo di disfarsi. Sarà l’autopsia sul corpo dell’anziana, insieme agli esami tossicologici, a chiarire se la morte sia da mettere in relazione ai maltrattamenti o se questi possano essere stati una concausa del decesso.

Letitia Negoi, ad ogni visita del figlio dei due anziani, si mostrava premurosa e tranquilla. Ma evidentemente i suoi piani erano altri: la donna, infatti, aveva già acquistato un biglietto per tornare in Romania in pullman, pagandolo cento euro. E sarebbe scappata, con tutta probabilità, se i carabinieri non l’avessero fermata.

Oggi nel carcere di Sollicciano la badante verrà sottoposta dal gip, Patrizia Martucci, all’interrogatorio di garanzia.

Martina Vacca