Pistoia, 30 agosto 2015 - La norma che prevede l’obbligo di acquisire un patentino per comprare e utilizzare prodotti fitosanitari sia per aziende sia per privati, che entrerà in vigore dal 26 novembre, ha mandato in subbuglio il mondo della piccola e della media agricoltura. Tanto coloro che coltivano un orto per passione, quanto chi fa della coltivazione agricola un lavoro è rimasto profondamente scosso da questa nuova norma. In molti riconoscono che era necessaria una regolamentazione, ma è opinione comune che la misura proposta sia troppo drastica.
Durissimo il commento di Franco Lorenzi. «Si tratta di un furto bello e buono ai danni dei privati cittadini legalizzato dalle istituzioni competenti in materia – dice –. Io ho un orto da praticamente trent’anni, da cui ricavo prodotti per esclusivo uso personale. Posso capire che per un vivaista o un imprenditore agricolo siano necessari dei controlli, ma se qualcuno ha tre ulivi nel giardino e due viti sul proprio terrazzo cosa deve fare? Un corso obbligatorio che richiede molto tempo e tanti soldi senza nemmeno un motivo preciso? E anche corsi di aggiornamento, chiaramente a pagamento, dopo un certo periodo? Questo è un modo con cui vengono fatti soldi per interessi di non si sa nemmeno chi. E lo dimostra il fatto – conclude Lorenzi – che la norma non è un’idea di un qualche parlamentare italiano, ma una conseguenza di una direttiva arrivata niente meno che dall’Unione Europea in persona».
Diverso il commento di Rossella Lunardi, gestrice della ditta agricola «Il bello»: «Chiaramente ci dovranno essere delle deroghe per i piccoli e piccolissimi produttori in quanto i costi proposti per il raggiungimento del patentino sono anche abbastanza pesanti. Ma – osserva – era assolutamente necessaria una regolamentazione in materia. Per un’azienda è un costo abbastanza elevato ma è necessario che tutti stiano al passo con i tempi che corrono». Lunardi continua osservando che «per la nostra azienda cambia poco perché avevamo già una sorta di patentino che era praticamente semi-obbligatorio. Ribadisco tuttavia che per i singoli il costo è assolutamente esagerato. Vediamo cosa si inventerà chi ha promulgato questa misura».
«Chiaro è che questa misura viene emanata secondo una logica che va a sfavorire i medio-piccoli commercianti agricoli» osserva Emanuele Vannacci, dell’omonimo negozio di prodotti per l’agricoltura. Vannacci osserva inoltre che «una regolamentazione alla norma ci sarà senza’altro. Ma in che modo e con quali conseguenze? – si chiede –. Dalle indicazioni ufficiose che ci sono oggi si rischia di avere questo scenario: una suddivisione dei prodotti tra non professionali (quelli in confezioni piccole, ad esempio da mezzo chilo) e quelli professionali (pacchi da un chilo in su). I primi dovrebbero essere vendibili anche senza patentino, per la serie fatta la legge trovato l’inganno, i secondi no. Ma chiaramente il costo dei prodotti non professionali salirebbe alle stelle, così che dodici pacchi non professionali costerebbero come sei professionali. A quel punto la cosa più conveniente per tutti e fare il patentino, con tutti i costi che ne conseguono per i piccoli e piccolissimi agricoltori. Chiaramente – osserva Vannacci – stiamo parlando in via ipotetica. Non sapremo con precisione cosa effettivamente accadrà fino al ventisei novembre di quest’anno, giorno in cui entrerà in vigore questa norma. Ovvio – conclude – che se tutti i clienti, dal primo all’ultimo, devono essere pagati con fattura all’interno del negozio si formerebbero code molto lunghe e i tempi di attesa per i vari clienti aumenterebbero a dismisura».
Lorenzo Vannucci