Pontedera, 7 ottobre 2015 - Un cavillo riporta un carabiniere in pensione, residente in provincia di Pisa, davanti al primo collegio del Tribunale di Pisa per rispondere del reato di concussione. Secondo l’accusa avrebbe costretto una prostituta ad accettare una somma inferiore a quanto chiedeva, 30 euro e non 50 euro. Il reato è il 317 del codice penale e la pena va da 6 a 12 anni. Ma perché un cavillo? I fatti, lontani nel tempo – risalgono al 2006 e sarebbero stati consumati tra Valdarno e Valdera – erano già passati dalle aule di giustizia. Al militare venivano contestati due episodi, nell’originario capo d’imputazione: il primo aver costretto una prostituta ad un rapporto sessuale in forza del suo ruolo di pubblico ufficiale e con la minaccia di farla cacciare dai suoi colleghi se lei non avesse accettato; il secondo episodio, invece, è quello nel quale il carabinieri, sempre in forza del suo ruolo, l’avrebbe costretta alla prestazione con una cifra di 20 euro inferiore a quelle che erano le sue tariffe.
Per il primo caso l’uomo, molto stimato e conosciuto, fu rinviato a giudizio e poi assolto al termine del processo con una formula ampia che non lascia scampo a dubbi. Sentenza questa passata in giudicato. Per il secondo caso il percorso giudiziario di risolse direttamente davanti al Gup (Giudice per l’Udienza Preliminare) – in questo caso era il dottor Bufardeci – : il militare viene assolto nuovamente con formula ampia. E’ qui che entra in campo la Procura Generale di Firenze che impugna la decisione del Gup davanti alla Suprema Corte. La Cassazione, eccependo che alla vicenda erano stati applicati illecitamente criteri civilistici in una fattispecie penale, rinvia il giudizio a carico dell’imputato davanti al un nuovo collegio perché si proceda nel merito. Il processo si è aperto nei giorni scorsi davanti al primo collegio del Tribunale di Pisa presieduto da Pietro Murano.
A difendere il carabiniere, come sempre, l’avvocato Sergio Martelli, un penalista di lungo corso, molto stimato e conosciuto che sottolinea l’assoluta limpidezza della condotta del suo assistito e che, di fatto per un cavillo, si trova ancora sul banco degli imputati. La parte civile, presunta vittima – come rileva l’avvocato Martelli – è irreperibile da tempo, e tutto si muove sulla denuncia che lei presentò nell’immediatezza dei fatti in cui sostenne di essere vittima di concussione. Alla prima udienza sono stati ascoltati i testimoni del Pm. Si torna in aula a gennaio.
Carlo Baroni