Prato, 9 aprile 2010 - HA PAGATO caro il suo amore per Hitler e Mussolini, ma soprattutto le sue manifestazioni di odio feroce per gli stranieri: tre anni di reclusione con un risarcimento danni di 40mila euro quantificato in via provvisionale e l’interdizione dai pubblici uffici.
E’ la condanna emessa in primo grado con rito abbreviato dal gup del tribunale di Prato, Angela Fedelino nei confronti di Giulio Godi di 22 anni, il giovane naziskin residente a Pistoia, protagonista di due gravi episodi di aggressione ai danni di immigrati, entrambi avvenuti in territorio pratese. L’episodio per cui è stato condannato ieri è il primo della serie. Il 22enne pistoiese aggredì nel novembre 2008 un marocchino che rischiò di perdere un occhio e che tuttora combatte per mantenerne l’uso, dopo tre interventi chirurgici.
A raccontare i fatti fu un testimone: il naziskin arrivò alla stazione di Prato con alcuni amici e lì si imbattè nel marocchino che, sentendolo urlare, si voltò a guardarlo, forse anche impaurito e che per tutta risposta fu picchiato. Il colpo vibrato dal 22enne con la fibbia della cintura lo raggiunse all’occhio destro, rompendogli il bulbo oculare. Ora il 40enne magrebino riesce a vedere solo ombre ma potrà ricorrere in sede civile, assistito dall’avvocato Stefano Belli, per il risarcimento danni che in via provvisionale è stato riconosciuto in 40mila euro.
L’accusa è stata sostenuta dal pm Benedetta Foti. Il giovane, difeso dall’avvocato Eleonora Chiaramonti, era chiamato a rispondere delle accuse di lesioni gravi e ingiurie e la motivazione che il giudice depositerà tra circa 15 giorni potrebbe anche contenere l’aggravante dei motivi razziali. Ma quella per la vicenda del novembre 2008 alla stazione, non è l’unica denuncia che lo riguarda. Sulla sua «testa rasata» pende un altro episodio analogo per cui Godi fu arrestato lo scorso ottobre.
Lo skinhead aveva picchiato con calci e pugni un venditore di fiori, un 30enne bengalese incontrato per caso fuori da un ristorante in via Santo Stefano, dietro il Duomo. Anche in quel caso con lui c’erano alcuni amici tra cui delle ragazze. La misura cautelare era stata richiesta dal magistrato titolare dell’inchiesta, il sostituto procuratore Eligio Paolini, fu emessa dal gip Anna Donatella Liguori che tenne in considerazione anche il fatto che il giovane aveva manifestato in diverse circostanze insofferenza verso l’autorità e un acceso disprezzo per le istituzioni e lo Stato in genere, nonché intolleranza nei confronti di persone non appartenenti alla propria ‘razza’.
La perquisizione nell’abitazione dell’indagato, effettuata come l’arresto dai carabinieri, portò al sequestro di materiale audio e video, abbigliamento, spille e volantini raffiguranti simboli razzisti e di un coltello irregolare lungo circa 20 centimetri.
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