Prato, 29 luglio - LA CARICA dei 3209 che ieri nel caldo pomeriggio di luglio assediava il polo di Reggiana ha un solo obiettivo: i 7 posti di lavoro per fare l’operatore ecologico, «sei mesi a stipendio fisso, poi si vedrà». Divisi per lettera alfabetica del cognome, metà al Datini metà al Gramsci-Keynes, aspettano uomini e donne, giovani e meno giovani, tanti che hanno perso il lavoro e tanti che lavorano «in proprio, ma si guadagna poco e si riscuote in ere giurassiche». La prima prova è un test psico attitudinale, una cosa semplice, pare, «forse domande di logica, speriamo bene».
Tra i tanti in fila davanti all’entrata, molti espulsi dal tessile: Alessandro Mazzocca è un pratese di 38 anni, per 10 è stato nella filatura del lanificio Pecci: «Da un anno non lavoro più, non ho stipendio, mia moglie non lavora. Ho due figli, sono in ritardo con tutte le bollette, non ho nemmeno il sussidio della cassa integrazione, adesso ho anche lo sfratto». Ad aiutarlo, ora, solo la sorte e un assistente sociale. «Ci sono anche almeno dieci dei trenta dipendenti della ex rifinizione Bases», ci dice Silvano Pedrini, ex dipendente della ditta, 53 anni e 33 nel tessile, ora in cassa integrazione fino a dicembre. Poco distante, Alessandra Scali: per trent’anni ha lavorato alla ex Decor Italia, la ditta di decalcomania per la ceramica di Calenzano: «A gennaio tutti gli 84 dipendenti sono rimasti per strada, oggi più della metà siamo qui a provare questo concorso».
A PROVARCI, arrivano da tutte le parti d’Italia: qualcuno addirittura dalla Sicilia. Angelo Scognamiglio è arrivato da Napoli giusto ieri mattina. 26 anni e in tasca un diploma all’istituto agrario: «poi ho fatto un corso in Regione Campania per operatore cantiniere, se mi chiamassero vorrei lavorare in un’azienda vinicola, intanto provo anche qui. Il concorso l’ho trovato su Internet: si parla solo di cassintegrati, ma anche noi giovani vorremmo un lavoro dignitoso per stabilizzarci».
Ekrem Mustafowic è serbo, da 15 anni in Italia, viene da Lastra a Signa con la moglie e la bimba: «ho lavorato come manovale, ora sono in un’agenzia interinale. Se dovessi avere il posto, però, farei la spola». A cercare di diventare operatore ecologico anche chi ha una laurea in tasca: Elena Santoro, 33 anni, laureata in Scienze Forestali, lavora da libera professionista «ma è dura, non sai mai quando riscuoti e comunque si guadagna poco: qui intanto sono sei mesi di stipendio fisso».
TRA I MENO giovani c’è Francesco Saija, 53 anni nato a Enna, da 33 anni a Prato «dove facevo l’ortolano. Ora ci sono troppe tasse e troppa concorrenza, ho smesso e da 5 anni non lavoro. Sono invalido al 60% ma ho voglia di lavorare; mia moglie pure è invalida al 67%, viviamo solo con la pensione della suocera e qualcosa che ci dà il figlio. Ma che possiamo morire di fame?».
Valentina Grazzini ha 35 anni e già lavora in Asm, «ma tramite agenzia interinale: con questo concorso vorrei provare a entrare: sono sei mesi, ma chissà? Poi magari si trasformano in qualcosa di più». Tra i giovani, Andrea Monticelli e Simone Lucherini non fanno 40 anni in due. Non si sono preparati, ma hanno portato con loro «libri di cultura generale». Le scuole medie, poi due anni alle superiori. Mai un lavoro fisso: «le speranze sono poche, ma faremo il possibile».
ALLE 15.45 ancora non sono terminate le operazioni di identificazione. In diversi se ne vanno: «devo andare a prendere la bambina»; «ho preso un permesso dal lavoro, ma ora faccio tardi: rinuncio e lascio il posto a chi non lavora affatto».
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