Prato, 20 settembre 2010 - L’HANNO fermata mentre cercava di scappare da Prato a bordo dell’auto dell’amico pratese che l’aveva tenuta nascosta per un mese. Così si è chiuso il cerchio attorno al giallo di Canneto, risolto a poco più di trenta giorni di distanza. La morte di Enrico Ponzecchi nella notte fra il 14 e il 15 agosto era rimasta avvolta nel mistero: il rappresentante tessile 54enne fu trovato senza vita lungo una strada della frazione collinare pratese alle 4 del mattino, seminudo. Per quel fatto la Squadra Mobile ha arrestato tre persone (la donna in fuga e due connazionali) in esecuzione di altrettante ordinanze di custodia cautelare e denunciato una quarta a piede libero. Dopo appena un mese, il caso è archiviato, almeno dal punto di vista delle indagini.

 

ADESSO, infatti, è possibile ricostruire cosa accadde quella notte a cavallo di Ferragosto, mentre la città sonnecchiava, spopolata dall’estate, e un dramma si consumava. Prima di tutto cade l’ipotesi che all’epoca sembrava la più probabile: si pensava che l’uomo si fosse appartato a Canneto, in auto, e che fosse stato colto da malore. Magari per paura, si credeva che la sua compagna l’avesse abbandonato lì, per strada, e fosse scappata. Questo avrebbe spiegato le circostanze del ritrovamento. Nulla di tutto ciò: in realtà il malore fatale è sopraggiunto nell’abitazione di una massaggiatrice cinese e pare che non ci fossero altri presenti. La morte sarebbe sopraggiunta per un malore, forse conseguente all’assunzione di qualche sostanza: per questo la cinese è accusata di spaccio e di morte in conseguenza di altro reato. A quel punto il panico: cosa fare? La cinese decise di non chiamare il 118. Troppe cose da spiegare, troppi guai da passare. Meglio disfarsi di quello che per lei era un «incidente sul lavoro». Per questo chiamò due suoi connazionali (uno dei quali clandestino, l’altro invece regolare) e un terzo coinvolto, un 40enne pratese. Furono loro tre a portare materialmente il corpo di Ponzecchi — presumibilmente già senza vita — in via di Canneto. Fu lì che l’imprenditore tessile Moreno Maurri vide Ponzecchi riverso sull’asfalto.

 

LE INDAGINI sono state rapidissime e brillanti: nel giro di pochi giorni la polizia sapeva già quale strada prendere. Dopo qualche settimana, vale a dire sabato scorso, la Squadra Mobile ha fermato la massaggiatrice mentre probabilmente cercava di lasciare la città. Era a bordo dell’auto del 40enne pratese, che l’aveva tenuta nascosta per tutto questo tempo. Un comportamento che lascia supporre un legame particolarmente stretto fra i due. Per lui, però, non sono scattate le manette: il suo atteggiamento collaborativo e l’ammissione di responsabilità gli hanno evitato il carcere, ma non una denuncia a piede libero per favoreggiamento.

 

PERALTRO alla donna è stata sequestrata anche della droga, in particolare della chetamina. La cinese è stata subito portata al centro di accoglienza di Bologna, dove mercoledì le è stata notificata l’ordinanza di custodia in carcere e adesso la donna è reclusa proprio nel capoluogo emiliano. Sempre mercoledì gli agenti della Mobile hanno arrestato i due cinesi, sempre con l’accusa di favoreggiamento nell’occultamento di cadavere, chiudendo così il caso. Il cerchio si è chiuso: i quattro dovranno rispondere di pesanti accuse, la famiglia dell’uomo (era sposato in seconde nozze e ha due figli di primo letto) sa che cosa è successo. Anche se, forse, avrebbe preferito non arrivare mai a saperlo.