Prato, 28 ottobre 2010 - E’ COMINCIATO il conto alla rovescia per uno degli snodi giudiziari più importanti dell’inchiesta «Permessopoli», che lo scorso marzo portò all’arresto dei due cinesi Ban Yun Dong e Zhou Wen Ye, dell’assistente capo della polizia Michele Passeri e di altre cinque persone, per le quali venne attuata la misura degli arresti domiciliari: il vicequestore Fabio Pichierri; Daniela Ognibene, l’agente dell’ufficio di prevenzione generale della questura; Emanuele Ghimenti e i due carabinieri dei Nas, Enrico Ostili e Giuseppe Brucculeri (che poi hanno patteggiato). Tra poco più di una settimana, l’8 novembre, per gli stessi Dong, Ye e Passeri si aprirà il processo con il rito del giudizio immediato, come chiesto dai difensori. Pichierri e Ognibene saranno invece giudicati col rito ordinario. Le accuse vanno dalla corruzione all’abuso d’ufficio, al favoreggiamento e alla violazione del segreto istruttorio.

 

Intanto è emersa una novità. Nelle trascrizioni di alcune telefonate fatte da Dong nel periodo in cui il suo telefono era sotto controllo (l’inchiesta è durata circa un anno e mezzo) figura il nome dell’ex assessore provinciale (1999-2004) alle relazioni internazionali e alle politiche comunitarie Giancarlo Maffei. In particolare Maffei viene chiamato più volte da Dong perché lo aiuti a risolvere alcuni problemi, ad esempio quelli legati al tempio buddista dei cinesi in piazza della Gualchierina. L’ex assessore, che è attualmente consigliere del presidente della Provincia per i rapporti con la Cina come lo è stato nella passata legislatura, incarico che svolge gratuitamente, non risulta indagato e nella pagina a fianco spiega i suoi rapporti con Dong.