Prato, 14 gennaio 2011 - TUTTO è cominciato un anno fa, quando i titolari della «Extrema Ratio» del Macrolotto 2 presentarono alla Guardia di Finanza di Prato un esposto: «Ci copiano al produzione», era — in sintesi — la denuncia. La ditta pratese è piccola, ma leader nel suo settore: altissimo livello qualitativo nella produzione di coltelli e baionette per appassionati e forze armate. I titolari, Maurizio Castrati e Mauro Chiostri, avevano da tempo sentore che i loro prodotti venissero contraffati. Su internet si trovavano baionette a trenta euro contro i 300 di quelle made in Prato: inutile sottolineare la differenza nella capacità artigianale e nella scelta dei materiali, ma tant’è. Uno dei titolari era anche andato a San Marino per verificare le voci su importazioni illegali dall’Oriente.

 

E la scorsa settimana, dopo un lavoro certosino di controllo dei container, le Fiamme Gialle hanno fatto bingo.
La partita di baionette scoperta al porto di Ravenna «non solo era importata tranquillamente, pur essendo un’arma — raccontano i due imprenditori — ma riportava anche abusivamente il nostro marchio e quello Made in Italy».

 

La complessa attività investigativa condotta dalla 1ª Compagnia della Guardia di Finanza di Ravenna ha consentito di intercettare la partita di baionette (del valore di circa 48mila euro) in un container proveniente dalla Cina. Un controllo mirato e congiunto con la collaborazione dei funzionari della dogana. Nelle casse c’erano le false «Fulcrum», baionette da montare sulle canne dei fucili in dotazione all’Esercito Italiano e all’armée de terre francese.

 

INSOMMA, i cinesi ci copiano anche le baionette. giusto due giorni fa, da queste pagine, l’imprenditore Paolo Benelli parlava dei «copiatori» che mettono a rischio le produzioni di eccellenza del tessile. Adesso arriva questo sequestro, il primo in Italia per la contraffazione di questo tipo di merce a destinazione peculiarmente militare.
L’importatore è stato denunciato per l’introduzione nello Stato e il commercio di prodotti con segni falsi nonché per falsa indicazione di origine. Infatti, pur riportando sui cartoni la scritta “Made in China”, sulle lame era ben visibile il logo “Made in Italy”.

 

«Sono quattro-cinque anni che soffriamo questo problema — dice Castrati — cioè la copia cinese di tutta la nostra produzione. Grazie alla Guartdia di Finanza per l’incredibile lavoro che ha permesso di scovare e interrompere questo canale illecito di importazione».