Prato, 5 aprile 2011 - Morire di lavoro. Dopo il secondo decesso in tre giorni di operai cinesi apparentemente sani e per giunta giovani (entrambi avevano 29 anni), la procura ha il sospetto che all’interno del distretto parallelo si sia innescato un trend pericoloso per alzare al massimo la produttività delle aziende (soprattutto ora che i blitz sono numerosi), ovvero che i dipendenti vengano fatti lavorare con turni massacranti e che loro, per resistere agli orari sempre più lunghi, ricorrano magari a integratori o sostanze capaci di aumentare la capacità di andare avanti per più tempo.

 


Per ora È soltanto un’ipotesi, ma un’ipotesi sulla quale la procura vuole andare a fondo. In questo senso va interpretata la richiesta di esami tossicologici avanzata su entrambi i casi dal sostituto procuratore Sergio Affronte, analisi che daranno una risposta soltanto fra 30-40 giorni ma che alla fine potrebbero fornire 'la' risposta a queste morti apparentemente senza un perché. E’ anche possibile che non ci sia nessuna rilevanza penale nei due decessi di venerdì pomeriggio in via Campostino di Mezzana e di domenica pomeriggio in via Barsanti, ma forse potrebbero essercene, e non pochi, sul piano sociale.

 

Davvero i cinesi potrebbero 'doparsi' per resistere di più? E’ soltanto una leggenda oppure una drammatica realtà? E come spiegare altrimenti la morte di due ventinovenni, uno dei quali stava pure dormendo dopo il turno di notte, senza nessun motivo apparente?

 


Non sono domande banali, perché a Prato i lavoratori cinesi, fra regolari e clandestini, sono migliaia. Intanto un punto fermo sul caso di via Campostino di Mezzana c’è: l’autopsia effettuata ieri non ha evidenziato nessun segno di violenza. La giovane donna morta venerdì, Li Huafeng, non è stata uccisa. Il segno sulla gola è solo la traccia di un maldestro tentativo di rianimarla, così come il mestolo infilato in bocca. La presenza di farmaci all’interno della ditta dove lavorava, invece, riporta al tema centrale dell’eventuale assunzione di sostanze potenzialmente nocive.

 


L’autopsia di Shi Son Bin, il giovane morto domenica, è invece in programma oggi ma si può supporre che darà lo stesso risultato, perché nemmeno sul suo corpo sono stati rilevati evidenti segni di violenza. Tutto è rimandato dunque agli esami istologici, con risposte che dovrebbero arrivare in 15 giorni, e soprattutto a quelli tossicologici, attesi fra un mese e mezzo.

 

 

Nessun dubbio invece sul perché i cadaveri dei due giovani cinesi siano stati lasciati per strada, fuori dalle aziende dove lavoravano. I titolari non volevano che qualcuno entrasse dentro i magazzini, segno che forse non tutto è a norma (le indagini su questo fronte sono ancora in corso). Tra l’altro la volontà di tenere gli inquirenti fuori dalle aziende è stata confermata anche da un testimone del secondo episodio.

 


Infine il tema della richiesta di aiuto. Nel primo caso la titolare dell’azienda è indagata per omissione di soccorso, perché tra la presunta ora della morte e la telefonata al 118 (partita peraltro dagli italiani che lavorano in via Campostino di Mezzana) avrebbe fatto passare troppo tempo, mentre per il decesso di via Barsanti i cinesi si sono mossi piuttosto rapidamente e quindi, almeno su questo fronte, non ci saranno risvolti penali.