Prato, 2 ottobre 2013 - Venerdì, ore 14, aula 2 del palagiustizia di Novoli. Mancano ormai poche ore all’inizio di quello che, comunque vada a finire, sarà un processo epocale nel distretto fiorentino: il caso dei ripetuti abusi all’interno della comunità del {{WIKILINK}}Forteto{{/WIKILINK}}, guidata dal ‘profeta’, il pratese Rodolfo Fiesoli, e blindata come una setta dai suoi pretoriani.
Un processo che punta il dito sulle colpevoli omissioni della giustizia, sulle dolenti manchevolezze dei servizi sociali pubblici e sulla inspiegabile benevolenza che una certa parte politica, culturale e finanche giudiziaria ha concesso per decenni a un uomo — Fiesoli stesso, ma anche il suo sodale Luigi Goffredi venne giudicato colpevole di maltrattamenti e prese 10 mesi — già condannato a due anni di reclusione per atti di libidine violenti, corruzione di minorenne e maltrattamenti al Forteto.
Nonostante questo, e con relazioni di assistenti sociali definite dagli inquirenti «a dir poco imbarazzanti» per la loro inconsistenza, il tribunale dei Minorenni continuò ad affidare quei bambini al Forteto. Così quella lontana sentenza — che avrebbe dovuto impedire l’affidamento al Forteto, al Profeta e ai suoi adepti di tanti piccoli problematici — è stata deliberatamente ignorata e ridotta a una presunta bagatella da magistrati amici e compiacenti, da servizi sociali miopi e inadatti, da professionisti della parcella (psichiatri, psicologi e soloni vari) pronti soprattutto a incassar denaro piuttosto che a occuparsi davvero della salute di quei poveri bambini.
Ed è ancora più sorprendente, oltre a far rabbrividire, la scoperta — a poche ore dall’avvio del dibattimento — che l’intero fascicolo processuale di quell’antica condanna a Fiesoli e Goffredi, datata anni Ottanta, sia clamorosamente sparito dall’archivio del tribunale di Firenze che dal 1987 si trova a Prato. Nell’estate del 2012, infatti, i magistrati della procura di Firenze che indagano sul Forteto volevano mettere le mani su quel fascicolo e vedere cosa c’era dentro. Ebbene, dopo mesi di ricerche, la risposta: quel faldone non si trova più, sparito, volatilizzato. Forse perduto nel vecchio trasloco? Chissà.
Singolare, comunque, che fra migliaia e migliaia di fascicoli processuali sia sparito proprio quello lì. Sarà ovviamente una sfortunata coincidenza. Per fortuna, comunque, l’archivio delle sentenze del tribunale di Firenze è separato da quello dei fascicoli processuali e pertanto almeno la sentenza (seppur scarsamente leggibile causa usura dovuta al tempo) è stata recuperata.
Chiaro, la sparizione di quel vecchio faldone non cambia nulla ai fini di un processo che si annuncia comunque durissimo: accusa e difesa sono pronte a presentare al collegio giudicante della seconda sezione penale del tribunale delle liste testi che sforano le cento unità, con nomi eccellenti (da parte dei difensori) come Massimo D’Alema e Rosy Bindi, in qualità di esponenti dell’intellighenzia Pd che per anni avrebbe benedetto e protetto la bontà del sistema Forteto. Magari in aula, se mai verranno, spiegheranno perché.
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