Prato, 28 agosto 2017 - TANTI segnali. Rumori e scarti tessili che facevano intuire che in quella palazzina qualcuno lavorava. E lavorava sodo. A confermarlo agli inquirenti sono stati diversi testimoni che abitano nella zona della Tignamica e che, nel tempo, avevano sentito, soprattutto la notte, il fracasso delle taglia e cuci. E poi gli scarti tessili che, a volte, venivano lasciati nel piazzale della casa, segno inconfondibile di un’attività lavorativa in quella che doveva essere solo una casa per civile abitazione.
Partono da questi primi elementi le indagini dei carabinieri di Prato, coordinati dal sostituto procuratore Francesco Sottosanti, per la morte di due cinesi – Fu Bin, 39 anni, e Zhao Junling, 37 anni, irregolari – avvenuta sabato all’alba in un terratetto in via Val Bisenzio alla Tignamica in seguito a un incendio divampato molto probabilmente a causa di un corto circuito dovuto al sovraccarico dell’impianto elettrico. E’ certo che i due cinesi si trovassero nella mansarda della casa e che siano stati colti dalle fiamme mentre dormivano. Sono morti per asfissia nella manciata di pochi secondi nel disperato tentativo di raggiungere la finestra per mettersi in salvo. «Asfissia», la prima ipotesi del medico legale che eseguirà l’autopsia domani.
INTANTO le indagini dei carabinieri, coordinati dal tenente colonnello Marco Grandini e dal capitano Vitantonio Sisto, si stanno concentrando su due aspetti fondamentali. Il primo: da quando i due cinesi si trovassero nel laboratorio. Il secondo: da quanto tempo la titolare cinese della confezione fantasma, quarantenne, intestataria del regolare contratto di affitto della palazzina, fosse in attività. Secondo quanto riferito dalla cinese – riuscita a scampare alle fiamme insieme al figlio di 14 anni – le vittime erano suoi amici arrivati la sera prima dell’incendio. Una versione che deve trovare conferma – la cinese non è ancora stata sentita dai militari dell’Arma perché ricoverata in ospedale – anche perché i due morti risultano in Europa già da anni. Bin era arrivato in Francia nel 2013, Junling a Milano nel 2015.
Entrambi sono entrati con un visto Schengen per turismo, scaduto. Erano clandestini. Possibile fossero arrivati alla Tignamica venerdì sera? Oppure lavoravano già da tempo per la connazionale? E ancora. Da quando la confezione era attiva nella villetta di via Val Bisenzio? Di certo si sa che la cinese aveva chiuso una ditta a Prato due anni fa, proprio in concomitanza con l’inizio dei controllo voluti dalla Regione dopo il rogo di via Toscana. Solo una coincidenza? Difficile dirlo. Fatto sta che i vicini – come hanno confermato agli inquirenti – avevano sentito più volte il rumore dei macchinari, soprattutto di notte. Le indagini sono difficoltose per la mancanza di documentazione contabile, di ordini o rapporti con eventuali fornitori e clienti. Poi c’è da chiarire la posizione della proprietaria dell’immobile, Patrizia Carmagnini, che il 3 agosto aveva inviato per raccomandata alla cinese la diffida a togliere le macchine da cucire. Versione che sarà verificata dalle indagini. L’immobile risulta affittato dal 2014 come civile abitazione.
Laura Natoli
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