Prato, 30 marzo 2017 - A BETLEMME si parla pratese. E si continuerà a farlo per molto altro tempo: nei giorni scorsi la «Piacenti spa», che sta lavorando per portare all’antico splendore la Basilica della Natività, si è aggiudicata il restauro della cinta muraria esterna dell’attiguo Monastero armeno. L’incarico è arrivato direttamente dal Patriarcato armeno. Si tratta di un attestato di fiducia e di riconoscimento del «saper fare» nei confronti dell’impresa italiana che dal settembre 2013 è a Betlemme con uno dei cantieri più importanti al mondo. «Si tratta di una cinta muraria in pietra calcarea - spiega Giammarco Piacenti, Ceo della Piacenti Spa, che incontriamo a Betlemme dove ha aperto un ufficio - L’inizio del cantiere è previsto per i primi giorni di aprile. Il lavoro si dovrà completare entro cinque mesi».
LE OPERE di restauro della Natività sono a buon punto: il tutto dovrebbe essere completato nell’arco di circa due anni. E l’esperienza e la maestria della Piacenti, azienda che esiste da oltre 150 anni, ha compiuto già diversi «miracoli». Il primo è stato il consolidamento del tetto «un grande successo, apprezzato da tutti perché all’interno della Basilica non piove più». Poi c’è stata la scoperta, grazie all’uso di una camera termografica, di un settimo angelo nei risplendenti mosaici che adornano l’edificio di culto, passati alle cure delle mani dello staff della Piacenti. Un lavoro certosino durante il quale sono state catalogate un milione e 600mila tessere. Un «missione» che va ben oltre al semplice restauro quello intrapreso dalla Piacenti. «Siamo parte di un ingranaggio che ci rende orgogliosi - aggiunge ancora il presidente della Piacenti - perché nel 2020 Betlemme sarà capitale della cultura araba. E per questa data che c’è la volontà da parte dell’Autorità palestinese e della Bethlehem Development Foundation di riportare la città all’antico splendore, alla città del Natale, avvalendosi come nel nostro caso anche di professionisti stranieri». Per il lavoro Piacenti ha contato su circa 170 persone e sono stati stanziati fondi dall’autorità palestinesi e finanziamenti di vari soggetti privati. E’ sull’esempio di quanto sta accadendo alla Natività che è partito il restauro del Santo Sepolcro, inaugurato nei giorni scorsi.
«IN QUESTI anni abbiamo ricevuto circa sessanta visite da parte dei rappresentanti delle massime autorità italiane dal presidente Sergio Mattarella a papa Francesco - racconta Piacenti - Lavorare in un posto come questo non è qualcosa di comune e si avverte che c’è qualcosa di più, una bellezza ed un’armonia che va oltre perché qui si lavora per un patrimonio che è di tutti, cristiani e musulmani. Ho sempre lavorato nelle chiese: qui però ho ritrovato un feeling particolare». Le 52 colonne della Basilica, tante quante le settimane di un anno, sono ingabbiate in listelle di legno. «Siamo nella fase della ripulitura dalla patina del tempo e degli sfregamenti dei pellegrini - prosegue Piacenti - Vogliamo riportarle ad una colorazione più chiara». Intanto sulle listelle di legno i tanti fedeli e turisti, che varcano la soglia della prima bassa porta a difesa di un bene così prezioso, hanno voluto lasciare un segno del loro passaggio con pensieri, firme e provenienze. Non saranno buttate via, ma anche queste andranno a formare un tassello di una futura mostra sulla rinascita della Natività. Non solo Palestina - a Gerusalemme ha dorato anche le cupole della chiesa russo ortodossa della Santa Trinità - perché la Piacenti ha commesse in Italia, come il mosaico di Cefalù per un intervento d’urgenza e lavori a L’Aquila, dove è stato aperto un ufficio.