Prato, 22 aprile 2016 - La città è al limite dell’accoglienza. Ben 360 richiedenti asilo su un totale di 479 ospitati in tutta la Provincia si trovano in strutture all’interno dei confini comunali. La struttura più capiente è il complesso di Santa Caterina, che conta 90 ospiti in pieno centro storico, a due passi da piazza San Domenico. Poi, con 51 ospiti, c’è il complesso di via Roma. Entrambi sono gestiti dalla cooperativa 22, diretta emanazione della Fondazione Opera Santa Rita, che ha in carico gran parte dei richiedenti asilo (esattamente 251, il 51% del totale) sparsi in altri edifici, non solo sul territorio comunale. Dei restanti 228 profughi la maggioranza (ben 156, il 33% del totale) sono ospitati dalla cooperativa Pane & Rose, mentre gli altri sono divisi fra Astir, Arci e Arkè.
La terza struttura più capiente, con 35 richiedenti asilo a Maliseti, in effetti, è proprio una di quelle gestite da Pane & Rose, che coordina anche una struttura da 24 ospiti in periferia. Fra i comuni della provincia, Vaiano è quello con i numeri maggiori in termini di accoglienza, visti i 50 richiedenti asilo ospitati. A Carmignano sono 34 (14 a Comeana), a Poggio a Caiano e a Montemurlo 28, a Vernio 14 (in due strutture) e a Cantagallo 7 (per la precisione a Usella). Si consideri che quelli citati sono i numeri attuali. In realtà, giusto per fare un esempio, solo la Fondazione Santa Rita, dall’inizio dell’emergenza, ha accolto ben 586 richiedenti asilo da 29 paesi diversi dell’Africa nelle sue strutture, la stragrande maggioranza dei quali uomini, con una età media di 25 anni.
Tutti, o quasi, di religione musulmana. Guardando la statistica degli sbarchi e degli arrivi, aprile è uno dei mesi storicamente più caldi dal punto di vista dell’affluenza, preceduto solo dai picchi estivi di luglio. Da qui la preoccupazione di Roberto Macrì, presidente della Fondazione Opera Santa Rita: «Se i numeri continueranno ad aumentare in maniera esponenziale, la cosa può sfuggirci di mano e diventare un fenomeno impossibile da gestire. Siamo già al limite della capienza e non ci sono nuove strutture da utilizzare, se si parla di una accoglienza che sia utile anche per realizzare iniziative formative, corsi sulle usanze e sulle leggi vigenti o e contribuire all’integrazione e non solo a un parcheggio provvisorio.
Si può ancora pensare di ricavare qualche decina di posti, arrivando al limite estremo delle nostre possibilità, specie nei comuni limitrofi. Prato è già al completo. E non si parla solo di strutture, ma anche di numero di volontari che seguono i richiedenti asilo». Poi una considerazione più generale: «La convivenza non è semplice e queste persone, che non sono pacchi postali, se abbandonate a loro stesse rischiano di prendere strade sbagliate. Le procedure per la richiesta di asilo, per fortuna, si sono velocizzate e in 6-8 mesi arriva una risposta e si liberano posti. Però se si va a vedere quanti di loro acquisiscono la condizione di asilo politico, si nota che sono la stragrande minoranza. Gli altri sono migranti per povertà e fame. Se non gli viene riconosciuto asilo, diventano clandestini sul territorio nazionale».