{{IMG_SX}}Siena, 19 agosto 2008 - Con la scomparsa di Luigi Socini Guelfi se ne va uno dei grandi personaggi della Siena del Novecento. Sembrava ormai un uomo senza tempo, che con sicura coerenza intellettuale ed umana aveva attraversato vicende difficili, offrendo sempre il suo equilibrato contributo alla rinascita della città, della sofferta economia del dopoguerra, al mondo contradaiolo. "L'ingegnere", sempre misurato e sempre pronto ad offrire la sua altissima senesità, sembrava aver davvero superato l'annosa questione umana del tempo che porta via con sé. Ci ha invece lasciato, in punta di piedi, non dopo aver visto un altro trionfo del 'suo' Bruco.
L'impronta nella storia della città è indelebile: podestà di Siena dal 1938 al 1944, il che significa guidare una comunità nei giorni della guerra, dell'occupazione nazista. Il suo pensiero guida fu la difesa della città e dei senesi, gestendo con abilità e freddezza i giorni dei bombardamenti, i giorni della fame e della paura, i giorni in cui il pensiero era anche quello di uscire indenni da una guerra fratricida, salvando le antiche mura e i giovani senesi, nello stesso modo, con lo stesso impegno di uomo di grande polso e di cultura, per diventare uno dei promotori nel dopoguerra di un sentito rilancio culturale, ma anche di immagine, della città.
Consegnando le chiavi di Siena agli alleati, consegnò una comunità alla democrazia, senza per questo rinunciare a nulla, senza abiurare nulla, creando di conseguenza un clima di vera concordia che è stato alla base di una ripresa che esplose negli anni cinquanta. Dopo di lui, l'azione del commissario prefettizio Carlo Ciampolini fu sicuramente agevolata. Ma era stato un illuminato podestà, che dopo Bargagli Petrucci e Tadini Buoninsegni aveva costruito una città di grande dignità sociale, che era ascoltata a Roma, ma questo senza rinunciare a nulla. Basterà per questo ricordare come fermò la mossa governativa di portare il Monte dei Paschi a Roma, accettando di buon grado la trasformazione della Banca in Istituto di Credito di diritto pubblico con le nomine della Deputazione. Abile e misurato come sempre. Quando la città poteva camminare sulle proprie gambe decise di dare un maggiore contributo al mondo imprenditoriale, anche qui con uno stile proprio, volutamente non eclatante, senza eccessi e proclami ma con grande concretezza, un lungo periodo consacrato dal Mangia d’oro nel 1976.
E poi il tanto tempo dedicato alla sua Contrada. Rettore del Bruco dal 1946 al 1974. Un lungo periodo denso di cambiamenti, che sotto la sua guida segnano molti punti a favore, a cominciare dallo storico recupero del rione e dell'acquisto di nuovi importanti volumi edilizi per la società e la stessa contrada. Capitano nel burrascoso 1945, con l'episodio del Palio della Pace che raccontava con equilibrata appartenenza, e poi di nuovo capitano dal 2 luglio 1951 al 16 agosto 1956. Dunque Rettore e Capitano per la vittoria del 2 luglio 1955, la 'sua' vittoria, quella che per tanto tempo è rimasta la fiamma accesa di una speranza per tutti i brucaioli, conseguita da Ciancone su Sturla.
Adesso si è consegnato alla storia e ai ricordi. La città e la sua Contrada gli offriranno un posto d'onore nella riconversione in storia degli ultimi sessant'anni. Ma anche oltre la grande vicenda storiografica, oltre i giudizi più profondi e documentati, sarà il popolo, la gente di Siena, ad offrirgli un posto alla sua altezza in quel paradiso dei senesi che tutti ci immaginiamo esistere, per quella voglia di portare in cielo ciò che la terra ci ha voluto offrire. E da lì, potrà serenamente spiare i brucaioli che illumineranno a giorno la lunga notte di ottobre, quando saliranno al cielo i canti di vittoria. Da lì, per tante notti ancora.
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