Siena, 21 agosto 2010 - I documenti sequestrati dalla Procura della Repubblica nell’inchiesta sull’antidoping aspettano di essere visionati da professionisti che gli stessi magistrati nomineranno nei prossimi giorni. Solo a metà della prossima settimana sarà possibile conoscere i nomi dei consulenti del Pm. Nell’attesa abbiamo cercato di capirne qualcosa di più attraverso il professor Stefano Zanichelli della facoltà di medicina veterinaria dell’università di Parma — dipartimento della salute dell’animale — . Zanichelli in particolare si occupa di cavalli sportivi.
 

Guardando il nostro palio vede cavalli "trattati" oppure "normali"?
"Guardando il Palio di Siena e vivendo direttamente altri importanti manifestazioni del genere (Ferrara, Asti, Faenza, ecc) posso tranquillamente dire che i cavalli non sono e non possono essere “dopati” (intendendoci sul termine doping). Non esiste nessuna regola o normativa che, per il trattamento di malattie o di condizioni traumatiche in un soggetto che deve partecipare ad una gara, proibisca l’utilizzo di una qualunque sostanza terapeutica regolarmente registrata, ma viene però richiesto che il partecipante, al momento della gara, risulti libero da residui di queste sostanze. Occorre pertanto, nel caso di somministrazione terapeutica di qualunque sostanza, che venga rispettato un tempo di sospensione adeguato, prima della competizione, per permetterne l’eliminazione dall’organismo".
"Purtroppo — prosegue il professor Zanichelli — queste indicazioni non ci vengono fornite per cui spesso, e credo che sia il caso dei cavalli oggetto del contenzioso, genera un cosiddetto “doping accidentale” vale a dire la presenza di sostanze terapeutiche che per vari motivi, pur rispettando i tempi di attesa sono ancora rilevabili nel sangue, magari in forma inattiva ma presenti (ecco il termine precauzionale di 'non negativo')".
"Il fatto di non sapere mai il giusto orario di partenza inibisce qualsiasi velleità di somministrazione di eccitanti o stimolanti in quanto l’effetto residuo, che avviene molto rapidamente, è esattamente contrario a quello che si voleva ottenere (ci immaginiamo un cavallo che rimane fermo ai canapi ? Cosa scatenerebbe ? Nessuno azzarda un rischio del genere). Poi a Siena il cavallo esce dalla scuderia verso le 16 e non è più avvicinabile se non dal barbaresco e dal fantino. Al momento dell’arrivo le centinaia di persone gioiose che circondano il cavallo, se questi fosse in una situazione di ‘non lucidità’, verrebbero colpite a morte".

 

Secondo lei le scelte su caratteristiche specifiche (quale per esempio la misurazione del cavallo) è una buona prevenzione per eventuali infortuni?
"E’ una scelta fondamentale perché in questo modo negli anni si sono selezionati cavalli specialisti vale a dire cavalli che per caratteristiche morfologiche e di età sono più idonei di altri a correre questo tipo di corsa. Se per il galoppo esiste un tipo di cavallo, per il trotto, per la sella, per l’endurance, per la monta western e via di seguito esistono atleti specializzati non vedo perché per i Palii non debba essere così (è una questione di sicurezza fatta di analisi di tutti i fattori modificabili fra i quali vi è sicuramente le caratteristiche del cavallo).
 

E’ giusto il provvedimento di eliminare cavalli che calciano al canape?
"Senza dubbio direi di sì: oggi non è più possibile dopo tutti gli sforzi che si fanno per la sicurezza dei cavalli rischiare che succedano incidenti gravi e catastrofici nell’ultima fase della manifestazione. E’ uno spettacolo che genera preoccupazione e da corda ai sostenitori dei cavalli “dopati” perché i più pensano che tali comportamenti escano all’ultimo minuto sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. La cosa non è vera ovviamente, ma agli occhi della gente sembra proprio un fatto contingente. Credo che oltre a considerare l’integrità degli apparati muscolo-scheletrico e cardio-polmonare, sia nostro compito individuare anche turbe comportamentali, come il cavallo che calcia e trattarla alla stregua di una zoppia o di un problema cardiaco o polmonare, cioè evitare di dare l’idoneità al cavallo".

Torniano al doping professore. Il proprietario di un cavallo è a conoscenza di quanto somministrato al proprio animale?
"Il più delle volte no in quanto il proprietario o i proprietari (a volte sono dei veri e propri consorzi o società) affidano i loro cavalli a professionisti i quali cercano di mantenere efficace e quindi produttivo il patrimonio che gli è stato affidato facendo solo un rendiconto finale al/ai proprietari".

Il veterinario ha l’obbligo di informare in modo chiaro l’allevatore e nel caso del Palio lo staff che per i giorni della carriera si ocupano del cavallo dei farmaci somministrati all’animale?
"Il medico veterinario è l’unico responsabile dei trattamenti farmacologici ai cavalli in quanto unica persona in grado di stabilire attraverso indagini cliniche la presenza o meno di alterazioni che necessitano di terapie. E’ anche l’unico responsabile e competente circa la valutazione del benessere del cavallo (compito che gli è assegnato dalla laurea in medicina veterinaria). Il Regolamento a Siena prevede che : ‘… il proprietario del cavallo al momento della richiesta di iscrizione alla previsita dovrà compilare specifica dichiarazione, accompagnata dalla copia della ricetta veterinaria, dalla quale risultino i trattamenti farmacologici ai quali è stato eventualmente sottoposto l’animale nelle due settimane antecedenti la previsita..”
Qui apriamo un capitolo doloroso vale a dire la gestione diretta del farmaco: troppi farmaci girano nelle scuderie senza avere un regolare approvvigionamento (attraverso ricetta medica veterinaria) troppa gente si improvvisa “veterinario”. Purtroppo noi non sempre siamo in grado di sapere che farmaci girano in una scuderia, quanto ne viene somministrato e a chi viene somministrato. (tanto meno il proprietario il quale si fida di quanto gi viene detto). Oggi dobbiamo anche aggiungere la discriminante nei trattamenti tra u cavallo cosiddetto Dpa (destinato alla produzione di alimenti per l’uomo) e non Dpa (in pratica animale sportivo le cui carni non andranno al consumo alimentare). Nel primo caso i trattamenti debbono essere rigorosamente segnati su un registro, nel secondo caso no. Il problema forse si risolverà quando l’intera produzione farmaceutica verrà data in gestione diretta al medico veterinario il quale secondo scienza e coscienza ne farà l’uso corretto sotto il suo diretto controllo".

Professore l’ordinanza Martini stabilisce cosa fare e non fare?
"L’ordinanza contingibile ed urgente concernente la disciplina di manifestazioni popolari pubbliche o private nelle quali vengono impiegati equidi, al di fuori degli impianti e dei percorsi ufficialmente autorizzati. All’articolo 3 si legge: "è vietato il trattamento degli equidi con sostanze che esplicano azione dopante. Il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, entro 180 giorni dall’entrata in vigore dell’ ordinanza, emana le linee guida volte all’individuazione delle sostanze ad azione dopante, tenendo conto di quelle considerate tali dagli organismi tecnico-sportivi di riferimento Unire, Fise e Fei, nonché alla prevenzione e al controllo del doping con modalità a campione. Il sottosegretario Francesca Martini ha a tale proposito istituito un tavolo tecnico per cercare di dare fattività a quanto enunciato. Il tavolo ha iniziato i lavori ma vista la delicatezza e la complessità dell’ argomento sta tutt’oggi cercando di elaborare un documento che sia risolutivo e chiaro della problematica tenendo anche presente i vari regolamenti delle Federazioni riconosciute (Unire, Fise, Fei).