Siena, 31 gennaio 2012 - "Sento di aver rappresentato tutti", sentenzia il preside di Scienze politiche Luca Verzichelli. Quei colleghi — e sono tre quarti della (ormai ex) facoltà — riuniti sotto il nome di Dipartimento di Scienze politiche, gli altri che invece hanno creato il Dispoc (Dipartimento di scienze sociali, politiche e cognitive) attingendo anche a Lettere. Protagonisti di una guerra fredda che ha spaccato il corpo docente e che avrà (forse) un epilogo il 3 febbraio quando, in Senato, si attribuiranno titolarità e contitolarità dei corsi. E in più si saprà quale è il nuovo nome del Dipartimento di Scienze politiche perchè (rettore dixit il 25 gennaio), non può essere la fotocopia di quello della vecchia, cara facoltà.
Ad arricchire questo thrilling la richiesta degli otto rappresentanti degli studenti nel consiglio di facoltà, formalizzata a preside e rettore, di “rassegnare le dimissioni” accusando il primo di non essere stato imparziale nella vicenda-dipartimentalizzazione. Soprattutto non più garante degli interessi comuni della facoltà. Ma Verzichelli rilancia: “Ripeto, sento di aver rappresentato tutti, senza aver indossato alcuna casacca. Dormo tranquillo la notte, sono cosciente di aver rispecchiato un gruppo complesso. Certo non mi sfugge che in una situazione piccola come Siena poteva essere trovata la convergenza. Onestamente non mi sembra giusto addossare tutta la responsabilità a una parte, a una persona. Non è detto, poi, che si tratti di responsabilità: il modello potrebbe funzionare”.
Insomma, niente dimissioni?
“Tengo in grande considerazione ciò che dicono gli studenti. Devo meditare, ne ho visti informalmente alcuni oggi (ieri, ndr), altri nei prossimi giorni. Ovviamente sentirò poi i colleghi. Resta fermo che ritengo di aver fatto ciò che potevo di fronte a due visioni diverse del futuro. E poi, diciamolo chiaramente, la partita del 3 e quella della richiesta di dimissioni sono separate. Se anche non partecipassi a quella seduta nulla, credo, cambierebbe relativamente al risultato finale”.
Insomma, meglio cercare l’unità nella frammentazione. Lei dice che un eventuale passo indietro servirebbe solo a delegittimare una persona.
“Posso fare anche quest’ultimo sforzo per la facoltà. Avverrebbe comunque quando i giochi sono fatti”.
In che modo verrà cambiato il nome del Dipartimento di Scienze politiche per adeguarsi al diktat del Senato?
“Conto che di qui a venerdì vengano compiuti passi avanti”.
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