di Cecilia Marzotti, Andrea Falciani
Siena, 5 dicembre 2012 - Indagini su più fronti dopo quanto accaduto nelle cantine dell’azienda vitivinicola «Case Basse» di Gianfranco Soldera. I carabinieri del reparto investigativo non stanno tralasciano alcuna ipotesi e rileggono quanto denunciato dallo stesso proprietario che in una notte ha visto andare in fumo le annate del Brunello dal 2007 al 2012 per un totale di seicento ettolitri pari a due milioni e mezzo di euro di danni. Gli uomini dell’Arma sono tornati indietro fino all’inchiesta sul Brunello, ma è una pista che non convince perché datata (era del 2008) e pare stiano vagliando anche la posizione di alcuni dipendenti stagionali.
Così come c’è da capire come sia stato possibile che nessuno abbia udito il fracasso dell’apertura contemporanea di ben dieci valvole di altrettante grossi botti. E non è tralasciare neppure l’afrore sprigionatosi da tutto quel vino che veniva sversato negli scoli dell’acqua. L’inchiesta viene portata avanti in modo tradizionale perché la cantina presa di mira non ha telecamere e neppure allarmi collegati ad una qualche centrale operativa. Le indagini coordinate dal Pm Aldo Natalini sono appena agli inizi e non si prospettano di facile soluzione.
«Un fatto inaudito» ha affermato il cosigliere di amministrazione del Consorzio del Brunello, avvocato Bernardo Losappio legale insieme ad altri colleghi dei produttori coinvolti nell’inchiesta del 2008 sul pregiato vino. «Dalle nostre parti non sono mai accadute cose del genere. Nessuno a Montalcino farebbe una cosa del genere perché tutti lavorano per portare alto il nome del Brunello».
Ieri a Montalcino tutti parlavano del raid vandalico nella cantina di Gianfranco Soldera. «Non esiste un’ apparente spiegazione all’accaduto — commentano all’unisono i montalcinesi — è un episodio gravissimo che potrebbe trovare la sua motivazione nell’invidia? Oppure nel voler far pagare qualcosa?» E’ proprio in questo brancolare nel buio, in questo susseguirsi di ipotesi spesso anche fantasiose che si evidenzia la pericolosità del gesto per tutto il comprensorio del Brunello. «Un atto intimidatorio, mafioso» lo definì a caldo Gianfranco Soldera.
Un’azione di quelle che ti fa stare con la paura addosso almeno fino a che gli inquirenti non avranno appurato le cause e smascherato i colpevoli? Il titolare di «Case Basse» è sì un tipo «sanguigno» ma il suo accalorarsi è dato dalla convinzione nelle sue idee in materia di viticoltura ed è un modo schietto e sincero di portarle avanti anche a costo di destare qualche antipatia.
Comunque da qui a ritrovarsi con la cantina vuota e con l’azienda praticamente ferma il passo è davvero troppo lungo. Ieri la famiglia Soldera aveva diffuso un breve comunicato nel quale in sostanza ribadiva quanto dichiarato nelle ore successive al raid.
«Sono entrati nella nostra cantina, non hanno rubato neanche una bottiglia ma con un atto vandalico, doloso e delinquenziale di estrema gravità per tutto il territorio, hanno aperto le valvole di dieci botti di vino atto a divenire Brunello delle sei annate dal 2007 al 2012. La perdita ammonta a 62600 litri di Brunello con un danno economico rilevantissimo. Questo gesto non merita nessun aggettivo, tanta è la gravità che si riverbera ben oltre i confini della nostra azienda. Le autorità svolgeranno il loro compito, ne confidiamo, con l’aiuto di tutti coloro che vorranno collaborare. Il nostro pensiero e la nostra azione in questo momento sono dirette unicamente al futuro perché nessuna intimidazione può fermare il lavoro e l’amore per questa terra e i prodotti che è in grado di far nascere. Ringraziamo tutti coloro che ci stanno dimostrando la loro vicinanza, insieme con i carabinieri e la Procura di Siena, intervenuti immediatamente».
Dichiarazioni che lasciano poco spazio ai commenti ma che lasciano intravedere, a quanti conoscono Soldera, che ora ognuno deve fare il suo, gli inquirenti indagheranno e da oggi in azienda su le maniche e via perché il lavoro riparte con la determinazione e l’amore di sempre per il Brunello.
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