Siena, 7 marzo 2013 - «HOFATTO una cavolata». Unbiglietto, vergato a mano, e buttato nel cestino del suo ufficio. Poi un volo nel vuoto. Sono le 20,40, il silenzio avvolge Siena. Un silenzio che David Rossi, capo dell’area comunicazione del Monte dei Paschi, ha deciso di tenersi dentro per sempre. Dieci giorni fa i militari della Guardia di finanza avevano perquisito la sua abitazione e il suo ufficio a Rocca Salimbeni.
Un«atto a sorpresa», avevano spiegato gli inquirenti; «ma non è indagato », avevano più volte sottolineato.
Eppure qualcosa si è era rotto.

 

«Perché? Mi sono sempre occupato di comunicazione. Che c’entro io con i derivati, l’acquisizione di Antonveneta», aveva detto proprio ieri pomeriggio a un suo amico. Arrivato giovanissimo nel mondo della comunicazione aveva aperto una società con due amici e negli anni Novanta era arrivato a Palazzo Pubblico, al Comune di Siena. Lì aveva conosciuto Giuseppe Mussari, suo coetaneo, che a quel tempo faceva il giovane avvocato del Comune. Un rapporto di amicizia profondo e di stima professionale. Per questo
quando nel 2001 l’avvocato Mussari divenne presidente della Fondazione Monte dei Paschi lo chiamò ad occuparsi della comunicazione di Palazzo Sansedoni.

 

LAUREATO in lettere con una tesi in beni culturali, era un appassionato d’arte. Così aveva curato anche numerosi eventi per conto di Vernice, una delle società strumentali della Fondazione. Poi nel 2006 Mussari arriva alla guida di Rocca Salimbeni e ancora una volta si porta con sé David Rossi. Tanti i progetti
di comunicazione portati avanti nel corso di questi anni. Curioso, appassionato di viaggi, di jogging, David era una persona brillante. Nel suo ufficio a Rocca Salimbeni aveva un grande quadro di un artista contemporaneo. «Mi affascinano questi colori», raccontava ogni volta che qualcuno andava a trovarlo.
In questi ultimi due mesi, da quando l’inchiesta su Mps aveva subito un’accelerazione, lavorava a ritmo continuo. Poi quella perquisizione in casa e in ufficio. «Vedrai che si risolverà tutto », gli aveva risposto un amico proprio ieri pomeriggio: «Coraggio, torniamo a correre». Purtroppo l’affetto di tanti non è bastato ad aiutarlo a superare lo smarrimento, lo sconcerto, la paura. Ieri sera, dopo avere salutato i colleghi,
sembrava avere lasciato la Rocca. Invece è tornato nel suo ufficio. Quel biglietto vergato a mano e quella finestra che si apre nella sera senese. Un tonfo sordo. E un vuoto. Per la moglie, i fratelli e gli amici. Quelli veri, che ieri  non avevano più lacrime.