di TOMMASO STRAMBI

Siena, 19 luglio 2013 - «Dobbiamo capire chi è veramente interessato a diventare azionista. Sicuramente dovrà essere qualcuno interessato ad un progetto a lungo termine e, auspicabilmente, non un operatore del settore. Perché in quest’ultimo caso non saremmo in presenza di un partner, ma di un compratore». Alessandro Profumo e Fabrizio Viola lo dicono chiaramente. E, soprattutto, all’unisono. Adesso che il tetto è ‘saltato’ tutti si chiedono se c’è già qualcuno pronto ad entrare nell’azionariato di Mps. «Magari — osservano il presidente e l’ad di Rocca Salimbeni —. L’Italia in questo momento non è il Paese più attrattivo in cui investire».

Nessun nome, dunque. Al momento. Per ora Viola e Profumo si limitano ad un identikit. Nello stesso tempo aprono ad una collaborazione con la Fondazione nella scelta dei nuovi soci. Come? «Quando arriverà il momento lo capirete», risponde deciso Profumo.

La trattiva con l’Unione Europea è complessa («Sui tempi di chiusura non siamo in grado in questo momento di dare risposte» osserva Viola), ma entrambi sono fiduciosi e, soprattutto, sicuri che adesso che il tetto non c’è più la situazione sia «conveniente per la conservazione del patrimonio della Fondazione e dunque della città». Lo ripetono più volte, sia nel corso dell’assemblea sia nell’incontro con i giornalisti a conclusione dei lavori. «Faremo il massimo per mantenere l’indipendenza della banca. Potete crederci o no — ribattono —, ma questo è il nostro obiettivo: fare gli interessi di tutti gli azionisti, quindi anche della Fondazione».

Nessun colpo di scena, dunque, nell’assemblea dei soci della banca che, ieri mattina, ha varato le modifiche statutarie proposte (e fortemente volute e caldeggiate) dal nuovo management con una larghissima maggioranza. Una votazione blindata, ‘bulgara’ direbbe qualcuno. Alla fine i numeri dicono che azionisti aventi il 98,88% delle azioni presenti e ammesse al voto (pari al 53,66% del capitale sociale) si pronunciano favorevoli alle modifiche.

Dunque, via il tetto del 4% al voto di soci privati diversi dalla Fondazione Mps. Una modifica che il Ministero dell’Economia e della Finanza ha messo nero su bianco in una lettera inviata, a giugno, ai vertici di Rocca Salimbeni e che Viola legge in assemblea rispondendo a quanti, ancora ieri mattina, chiedevano il rinvio della votazione e il perché di tanta urgenza. «Per mantenere la Banca a Siena — incalza ancora Profumo — dobbiamo restare indipendenti e per restarlo dobbiamo avere base di capitale, oggi carente dei 4 miliardi che dobbiamo restituire». Ma senza l’eliminazione del tetto del 4 per cento aggiunge «l’aumento di capitale non sarebbe possibile e la banca sarebbe nazionalizzata e di conseguenza venduta a terzi, per intero o a pezzi».

Insomma il lavoro da fare è ancora lungo. E richiede il massimo sforzo. Pensate che ci possa essere una revisione al rialzo rispetto all’aumento di capitale da un miliardo già programmato e deliberato dall’assemblea dei soci?

«L’iter davanti alla Commissione europea è molto delicato. Per l’Italia è il primo caso e speriamo l’unico di banca sottoposta alla procedura di Bruxelles. Può sembrare anomalo, ma se guardiamo ad altri 60 casi europei non è un caso anomalo». Quindi avanti tutta con l’implementazione del piano industriale sulla base anche delle osservazioni della Comunità europea. Vi costituirete parte civile al processo immediato che si aprirà a settembre nei confrnti degli ex vertici? «Non abbiamo ancor adeciso — rispondono Profumo e Viola —. Cercheremo di massimizzare l’interesse della banca perché diverse strategie danno risultati diversi. Abbiamo tempo e lo impiegheremo per scegliere la strada che porterà più vantaggi per la banca».