Siena, 16 settembre 2017 - SCHIVO e quasi timido, ma gentilissimo e disponile, Danilo Petrucci non si è sottratto a nessuna delle richieste di tifosi e ammiratori. «Certo»... «come no»… «volentieri»… prima, dopo e nelle pause della cerimonia di inaugurazione del Pramac Village School di Casole d’Elsa, il pilota della scuderia Pramac Octo racing ha accolto con un sorriso le tante richieste che gli sono state fatte, firmando autografi, mettendosi in posa per i selfie e facendosi circondare da gruppi di fans che volevano farsi fotografare insieme a lui.
CAMPIONE anche di semplicità, il «ternano volante» della Moto Gp non ha deluso nessuno; soprattutto non ha deluso i bambini, che lo hanno accolto con un’ovazione da stadio quando, accompagnato dal suo team principal Paolo Campinoti, ha fatto il suo ingresso nella palestra dove si sarebbero pronunciati i discorsi ufficiali: non ha preso la parola, ma ha fatto di più e di meglio e invece di farsi guardare da lontano, si è «tuffato» fra gli scolari più piccoli, quelli delle elementari, sedendosi per terra in mezzo a loro, nuotatore divertito in un mare di grembiulini blu e di piccole mani alzate in segno di festa.
«E’ STATO BELLO ed emozionante – ha detto alla fine – i bambini trasmettono sempre un’energia straordinaria. Non mi era mai successa una cosa come questa, inaugurare una nuova scuola è un evento fuori dagli schemi per un pilota. Tante volte, però, sono stato invitato nelle scuole per parlare dello sport come linea guida per i ragazzi e quello che ho sempre cercato di dire loro è di avere un sogno, inseguirlo e coltivarlo sempre. Non è importante qual’è il sogno: che sia di diventare astronauta, pompiere, medico, calciatore o, perché no, pilota, l’importante è avercene uno e non smettere mai di crederci». Poi, quasi inevitabile in un contesto del genere, un ricordo personale del Petrux sui banchi di scuola: «Sono stato uno studente… normale, dalle elementari alle superiori. Non andavo proprio benissimo, ma neppure male».