Siena, 13 ottobre 2010 - L’energia del rock, un palco di giovani band emergenti, una piazza centralissima e un forte messaggio da veicolare. Sono questi gli ingredienti dell’iniziativa che si inserisce nel programma della giornata mondiale contro la pena di morte, fissata per il 10 ottobre, ma che Siena celebra venerdì 15. «Sakineh, nessuna pietra sopra!» è il titolo dell’evento, organizzato dall’Associazione Noi con la collaborazione di Siena Rock, Rock Factory, Fondazione Derek Rocco Bernabei, Unicef, Associazione Antigone e con il patrocinio della Provincia di Siena e del Comune di Siena.

 

E se l’obiettivo dell’evento sarà sensibilizzare l’attenzione pubblica contro la pena di morte, contro i diritti violati delle donne, non sembrerà per niente un caso se si è pensato di realizzare un lungo concerto, una «Woodstock sense», come dice con ironia il rappresentante di Rock Factory. Niente di più perfetto della musica per attirare su questo tema soprattutto i giovani, proprio coloro su cui graverà, domani, il peso delle decisioni. A loro va trasmesso il peso della democrazia e dei diritti umani. «Credo che proprio la voce di un giovane, ammirato per il suo talento — spiega Anna Carli, presidente della Fondazione Derek Rocco Bernabei —, sia il mezzo perfetto per lanciare un messaggio tanto importante. L’impegno contro la pena di morte per Sakineh, è un impegno che mette in evidenza un problema generico, sono, infatti, 5 le donne iraniane condannate a morte».

 

Ad animare il palcoscenico di Piazza Gramsci le giornaliste Katiuscia Vaselli e Cristiana Mastacchi, mentre sul palco si alterneranno i Giulia Millanta (alle 17,45), gli WilloS’ (alle 19), The Caught on a Tour (alle 20,15), i Marla Singer (alle 21,30) e i Lombroso (alle 22,45). Un vero ‘tour de force’ di musica, dove l’impegno sociale sarà il protagonista indiscusso. «Sono ancora 58 gli stati che praticano la pena di morte — afferma david Chiti, presidente dell’Associazione Noi — e noi vogliamo combattere questa piaga sociale, partendo dalla nostra realtà. Lo facciamo come possiamo, gridando dalla nostra terra con la voce della nostra gente: sul palco si esibiranno molti artisti senesi, espressione di buona musica ma, soprattutto, espressione della nostra cultura, di chi siamo. Lo facciamo perché la pena di morte non è strumento di giustizia dell’uomo sull’uomo, ma solo un modo per manifesrane la più cruda barbaria».