SIENA, 24 aprile 2011 - «QUANDO HO sentito pregare il Pontefice, durante la Via Crucis, con le parole che avevo messo al servizio della Chiesa è stata un’emozione grande. Anche se ispirate dallo Spirito Santo, che aveva usato una matita, così diceva di sè Madre Teresa di Calcutta. In questo caso la matita sono stata io». E’ nata e cresciuta a Siena la penna del Pontefice, Maria Rita Piccione, classe 1963, ex dipendente del Comune di Siena che nel ’91 ha emesso la professione solenne nell’eremo di Lecceto. Ora salita alla ribalta della cronaca per essere l’autrice dei testi delle meditazioni della Via Crucis presieduta da Benedetto XVI. Attualmente Madre Rita guida la Federazione dei monasteri agostiniani d’Italia. Fino alla telefonata del segretario di Stato Tarcisio Bertone che le comunicava il delicato incarico, il primo febbraio scorso, non aveva mai steso nessun testo importante. «Un futuro di scrittrice? Ma no, tornerò nel mio nascondimento», si schernisce. Ha seguito la Via Crucis del venerdì santo alla televisione, insieme alla comunità. «Prima, però, — svela — abbiamo pregato nell’oratorio con gli stessi testi di cui sono stata lettrice, commuovendomi». A 150 chilometri di distanza, nel silenzio di pace dell’antico eremo di Lecceto, la stessa emozione pervadeva suor Elena Maria Manganelli, 40 anni, senese e contradaiola dell’Istrice, nata sulle «lastre», come si dice nella città del Palio. Proprio in via Camollia. Sue, infatti, le tavole che accompagnano il libretto della Via Crucis presieduta a Roma dal Papa. «Quando mi fu chiesto se avevo qualche indicazione su chi poteva svolgere tale compito sulle prime dissi no. Poi pensai a suor Elena, scultrice di professione. Lei accettò con entusiasmo», racconta la Madre delle agostiniane.
«LA COSA più difficile nel pronunciare il sì definitivo e prendere i voti, nel 2009 — svela la religiosa dell’Istrice che ha, tra l’altro, un fratello restauratore — consisteva nel riuscire a conciliare, dentro di me, la chiamata del Signore con quella altrettanto forte dell’arte. Aver realizzato qualcosa per il Pontefice rappresenta, appunto, un’ulteriore conferma della doppia chiamata che ho sempre avvertito». A 17 anni aveva sentito la vocazione, proprio a Lecceto. «Un’esperienza forte e chiarissima da cui ero rimasta colpita. Non era nei miei piani di lavoro, adoravo viaggiare. Tanto che mi spaventai e chiusi con la Chiesa per 13 anni, fin quasi a diventare atea. Ma ero inquieta, cercavo una stabilità. Dopo l’istituto d’arte ho frequentato l’Accademia a Firenze, lavorando a lungo nello studio di Alberto Inglesi prima di aprirne uno mio. Ho anche insegnato. Poi, avevo 30 anni, sentii il bisogno di parlare con un sacerdote e da quell’incontro — racconta suor Elena — si riaprì un mondo. Che adesso è la mia pelle, la mia vita». Gli ospiti dell’eremo in questi giorni di Pasqua hanno apprezzato molto il suo lavoro per la Via Crucis. Tanti i messaggi di congratulazione ricevuti ieri anche da Madre Maria Rita Piccione che entrò in confusione, ricorda, quando il segretario di Stato Tarcisio Bertone le comunicò l’incarico di scrivere le meditazioni. «Un fratello agostiniano in un sms sostiene di aver riconosciuto nei testi la mia vita. In effetti per ciascuna stazione ho attinto all’esperienza. Sono particolarmente legata alla VI e alla IV perché esprimono la mia identità di donna e di monaca. Oggi si abusa tanto delle parole — conclude Madre Rita — che spesso non hanno un peso, perché scollegate dalla nostra esistenza. Se dietro di esse, invece, fosse forte la valenza di una testimonianza di vita risulterebbero maggiormente efficaci».
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