Firenze, 27 aprile 2011 - «SONO SBALORDITO dalla decisione dell’ospedale di Grosseto di accogliere ambulatori di agopuntura, omeopatia, fitoterapia. Perché non mettere a disposizione anche maghi, fattucchiere, guaritori e non dispensare amuleti a carico del servizio sanitario nazionale?».

 


E’ durissimo l’attacco di Silvio Garattini, considerato uno dei maggiori esperti nazionali della farmacologia, direttore del «Mario Negri» di Milano, all’Asl 9 di Grosseto. Ma soprattutto alla Regione Toscana. Tanto da prendersi una secca risposta di Daniela Scaramuccia, assessore regionale alla sanità, che nonostante si trovasse all’estero ha replicato tagliente: «Intanto il professore sbaglia ospedale. Non si tratta di quello di Grosseto ma del ‘Petruccioli’ di Pitigliano che ha accolto ambulatori di agopuntura, omeopatia, e fitoterapia in seguito a un progetto del 2008. La struttura svolge comunque l’attività nell’ambito della medicina ospedaliera tradizionale. L’obiettivo, a Pitigliano come nel resto della Toscana, è sperimentare l’integrazione delle medicine complementari attraverso i canoni della ricerca scientifica e della medicina basata sulle prove, l’esistenza e validità di risultati clinici misurabili. Si tratta di una sperimentazione controllata dell’efficacia dei trattamenti integrati. Ossia l’opposto della medicina approssimativa di cui ci accusa Garattini».
 


MA LA VICENDA ha già fatto il giro d’Italia. La sparata di Garattini riportata dalle agenzie è l’anticipazione di un intervento del professore sul settimanale «Oggi». Dove afferma: «Da qualche decennio la vera medicina cerca di passare dalle impressioni alle prove, per evitare che gli ammalati vengano trattati senza la ragionevole sicurezza di ricevere interventi che inducano giiovamento. E’ la medicina basata sull’evidenza che diventa sempre più attenta a valutare criticamente il rapporto benefici-rischi. L’altra è invece senza prove. L’agopuntura è in discussione anche per le molteplici modalità con cui può essere eseguita. I prodotti omeopatici, in grande maggioranza, non contengono nulla. I prodotti fitoterapici non si sa bene che cosa contengano e possono variare da preparazione a preparazione. Non vi è nessun controllo e sono stati messi in commercio solo con una notifica e non sono obbligati a presentare alcuna documentazione che ne garantisca l’efficacia».
Quindi la bordata sui costi. Garattini accusa: «Mentre i prezzi dei farmaci rimborsati dal servizio sanitario nazionale sono frutto di negoziazioni, i prodotti omeopatici e fitoterapici hanno facoltà di fissare il prezzo che vogliono. la pseudo-ragione che mette sullo stesso piano le due medicine si basa sul diritto dei cittadini a essere liberi nella scelta o nel rifiuto delle terapie. Ma se si accettasse il principio di accogliere i desideri di tutti, perché non dare spazio, in ospedale, a maghi e fattucchiere e non dispensare amuleti a carico del servizio sanitario?».
 


IN PRINCIPIO, la Scaramuccia pensava a uno scherzo. Pare si sia fatta leggere un paio di volte il «lancio». Per poi commentare: «Stento a credere che uno studioso come Garattini possa lanciarsi in simili affermazioni senza informarsi. Il suo è un atteggiamento offensivo. Maghi e fattucchiere non c’entrano: abbiamo dato il via a medicine complementari sulla scorta di definizioni date dalla comunità scientifica, attraverso la legge 9 del 2007». E ancora: «Non solo ha confuso un ospedale con un altro, ma ha messo insieme fatti e cure diverse fra loro». Insomma, secondo l’assessore, il farmacologo «ha fatto un miscuglio».
 

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