Siena, 7 agosto 2011 - UN FUTURO di scrittrice? Ma no, tornerò nel mio nascondimento», aveva annunciato Madre Maria Rita Piccione dopo l’emozione di aver udito pregare il Pontefice Benedetto XVI con le parole da lei scritte durante l’ultima Via Crucis al Colosseo. Un fulmine a ciel sereno la notorietà derivata dall’incarico di preparare le meditazioni per le 14 stazioni, terza donna a cui i Pontefici hanno affidato il compito. Troppa «luce» per chi è abituato a vivere nel silenzio e nella preghiera ormai da 24 anni, lavorando all’insegna della regola di Sant’Agostino.
Infatti madre Rita è subito tornata nel suo nascondimento. Lontana dai riflettori e dalle interviste. Una scelta di vita, quella dello spogliamento e dell’essenzialità, per lei che ha conosciuto la fede in una terra profondamente laica come la provincia di Siena, dove è nata 48 anni fa. Eppure capace di forgiare anche grandi testimonianze di fede: Santa Caterina da Siena è patrona d’Italia e d’Europa.
HA IL SORRISO DOLCE, questa suora che prima di emettere la professione solenne, nel ’91, aveva avuto una vita normale. Lo studio all’istituto «Bandini» dove si è diplomata in ragioneria, gli amici, un fidanzato. La Contrada dell’Istrice frequentata durante l’adolescenza perché abitava all’Antiporto, a due passi dalla porta che reca la scritta Cor magis tibi Sena pandit (Siena ti apre un cuore più grande). «Ma non sono mai stata battezzata nel rione per cui per i senesi non sono una contradaiola vera», sottolinea. Poi il lavoro dall’83 come istruttore contabile all’ufficio personale del Comune di Siena, dopo aver vinto un concorso.
Dietro la dolcezza di Madre Rita si nasconde però grande fermezza. Scritta nel dna di chi abita dentro le mura, quando una strada è imboccata. E dimostrata dalla monaca agostiniana nel momento in cui ha compiuto il grande passo nell’eremo antichissimo di Lecceto, sette chilometri dalla città del Palio, su una collina che guarda la Torre del Mangia e il Duomo. Immerso nel fruscio del bosco. «Appena superata la soglia che dalla zona ospiti porta alla clausura, al chiostro del silenzio, ebbi la percezione fisica di entrare in casa mia — aveva raccontato —, tutto sembrava familiare. Così passai il Natale ’86 con i parenti e a gennaio entrai in monastero».
SUA MADRE, fiorentina, e il papà originario di Messina, la sorella «seppero della scelta solo quando era già decisa la data di ingresso in monastero. Erano perplessi, temevano che fosse un colpo di testa. Soprattutto che non sarei riuscita a portarlo in fondo, così come non avevo dato l’esame di flauto all’istituto musicale ’Franci’. Bastarono però pochi mesi: vedendomi serena e felice hanno condiviso la gioia che dura ormai da 24 anni», ricorda la suora agostiniana. «Come la presero i miei colleghi in Comune? Alle spalle della scrivania avevo messo un’immagine di Lecceto. Quando glielo comunicai rimasero un po’ stupiti ma avevano avvertito che in me c’era stato un cambiamento».
DAL 2008 Madre Rita Piccione presiede la Federazione dei monasteri agostiniani d’Italia. Viaggia — a maggio si è recata in uno di essi, nelle Filippine, per via del suo incarico —, usa internet e rappresenta per le strutture religiose del suo ordine una figura di raccordo a livello nazionale e internazionale.
«Il fatto che nella mia famiglia ci fossero stati dei religiosi non ha influito sulla scelta di prendere i voti. Pensavo che suora si nascesse — svela — invece per me la vocazione è stata un cammino guidato dalla Provvidenza. Ero orientata a sposarmi, avevo un fidanzato con cui frequentavo un gruppo della parrocchia dell’Acquacalda». Quando iniziò a frequentare un cammino per laici secondo la scuola di Sant’Agostino, a Lecceto, «nella comunità avvertii un clima di maggiore gratuità rispetto a quello che respiravo nel gruppo di amici. Un tarlo che iniziò a rodermi e a farmi avvertire la misura alta dell’amore cristiano. Che è l’amore gratuito».
A FARE LA SCRITTRICE, lei avvezza prima ai numeri e ai calcoli della ragioneria, poi alla preghiera, non aveva in verità mai pensato. «Soltanto piccole cose, in collaborazione con le consorelle di Lecceto, per riviste religiose», il suo curriculum quando il primo febbraio scorso la raggiunse la telefonata del cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato del Vaticano. «Entrai in confusione — confessa — non capii perché il Papa aveva scelto me per le meditazioni della Via Crucis. Sono una persona semplice, senza particolari titoli, che non si è mai messa in evidenza». Un giorno e una notte di preghiera, poi il sì al prestigioso incarico. E l’emozione di sentire Papa Ratzinger pronunciare le parole che aveva messo al servizio della Chiesa. «Anche se ispirate dallo Spirito Santo, che aveva usato una matita, così diceva di sé Madre Teresa di Calcutta. In questo caso la matita — ride Madre Maria Rita Piccione — sono stata io».
MA ANCHE suor Elena Maria Manganelli, la suora agostiniana di Lecceto che ha realizzato le tavole a corredo della Via Crucis. Scultrice di professione, 40 anni, anch’essa senese della Contrada dell’Istrice, ha frequentato l’Accademia a Firenze lavorando a lungo nello studio di Alberto Inglesi prima di aprirne uno suo. “E di riuscire a conciliare infine - racconta suor Elena soddisfatta - la chiamata del Signore con quella altrettanto forte dell’arte”.
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