Toscana, 28 novembre 2011 - Il dirigente scolastico di una scuola superiore di La Spezia ha, in questi giorni, qualche grattacapo per il comportamento giudicato eccessivamente severo di alcuni docenti. Alcune settimane fa una ragazza si è sentita male durante una verifica e il docente, insistendo che non le era possibile farla uscire, proprio per il compito in classe che stava svolgendo, l’ha trattenuta in classe. Il malore però non è passato per cui alla fine l’allieva è uscita dall’aula ma, fatti pochi passi, si è accasciata a terra procurandosi una ferita al volto.
E’ stato necessario accompagnarla in ospedale con un’ambulanza del 118. Il caso all’interno della scuola è di dominio pubblico e la famiglia si è affidata ad un avvocato, che ora la rappresenta nei rapporti con l’istituto. Oltre alle vicende legali è scattata l’assicurazione che copre gli allievi in casi di infortunio, ma qualcuno si è domandato se nel caso non sia stata usata eccessiva severità. Un altro episodio che ha causato molte critiche da parte dei genitori, si è verificato recentemente, sempre in una prima classe.
Un ragazzo è alla lavagna è viene interrogato. Non risponde e si mostra sempre più impacciato e confuso. Nell’aula c’è un certo imbarazzo e i compagni ad un certo punto fanno notare all’insegnante che sarebbe il caso di far tornare a posto il ragazzo. Il ragazzo non è pronto, forse è andato “nel pallone”, come si dice in questi casi. Certo è che tenerlo ancora in piedi davanti a tutti in quello stato d’animo è apparso quantomeno inopportuno.
Il docente avrebbe aggiunto anche una frase giudicata fuori luogo: «Non lo mando ancora a posto, voglio vedere se si mette a piangere». Forse l’espressione sarà sfuggita scappata, forse non ottenere risposte sulle solite cose, ripetute mille volte , può aver infastidito il prof. « E’ certo — ha commentato un insegnante al corrente dell’accaduto — che quel docente dovrebbe rileggersi, se mai l’ abbia fatto, il libro di don Milani “Lettera a una professoressa”».
© Riproduzione riservata