Firenze, 8 maggio 2012 - Un bimbo su 4 in Italia è obeso. E gli adulti non son certo di buon esempio: 30 milioni di persone hanno disturbi legati all’eccesso di peso. Una situazione destinata a peggiorare con gli anni e che affligge sia i paesi industrializzati che quelli in via di sviluppo. L’obesità è una malattia grave: spesso è correlata a numerose complicanze che possono portare anche alla disabilità e alla morte. Tutta Europa ne soffre: il 12% della popolazione del vecchio Continente è obeso, il 40% in sovrappeso. In Italia va un po’ meglio con il 9,9% di obesità e il 34,4% di persone ben sopra il peso ideale. Se dunque tra gli adulti la situazione è un po’ migliore rispetto al resto d’Europa, per i bambini invece il nostro Paese è la pecora nera. E per loro si prospetta un futuro di malattia e di diete.
Dell’argomento si parla in queste ore nel corso del 15° Congresso internazionale di endocrinologia che si sta svolgendo insieme al 14° Congresso europeo di endocrinologia alla Fortezza da Basso, presieduto dal professor Gianni Forti, direttore dell’endocrinologia dell’Azienda Universitaria Ospedaliera di Careggi.
Per combattere l’obesità esiste attualmente in commercio un solo farmaco riconosciuto. Per i prossimi anni son previsti nuovi medicinali: nel 2013 dovrebbero arrivare sul mercato anti-obesità i cosiddetti “anoressizzanti con azione centrale” che dovrebbero permettere di affrontare efficacemente la malattia. Non prima del 2015 invece saranno in commercio gli agonisti del recettore del GLP1, ossia quell’ormone che fa assorbire all’organismo il glucosio.
Ma già per 15 mila italiani la strada per guarire dall’obesità è stata quella della sala operatoria: la chirurgia bariatrica si serve di due tipi di interventi, il primo che riduce l’assorbimento dei nutrienti, il secondo diminuisce le dimensioni dello stomaco con conseguente minore necessità di assunzione di cibo. Questi interventi chirurgici portano una forte diminuzione di peso, ma hanno effetti collaterali di vario tipo come ad esempio vomito, diarrea e deficit di vitamine. Possono essere utilizzati dunque solo nei casi molto gravi che rappresentano lo 0,3-0,4% e rientrano nelle prestazioni erogate dal servizio sanitario nazionale, i pazienti già operati sono oltre 15.000 nel nostro paese.
Strettamente correlata all’obesità c’è il diabete di tipo 2, ma è stato dimostrato che anche questa patologia viene ridotta grazie alla chirurgia bariatrica, seppur gli studi si siano concentrati esclusivamente sui pazienti obesi.
Non ci sono miglioramenti invece nel diabete di tipo 1, non legato al sovrappeso e che può insorgere anche in giovane età. In Italia ne soffre il 7% della popolazione, ma nel 28% dei casi chi ne è colpito neanche lo sa. A livello mondiale nel 2030 si stima che i pazienti diabetici saranno 350 milioni, mentre in Italia nel 2020 i bambini con diabete 1 aumenterà del 70% rispetto al 2005. “Le sperimentazioni su nuove molecole per la terapia sono fondamentali – dicono gli endocrinologi – per prevenire la progressione del diabete. Hanno due tipi di finalità: preservare la secrezione insulinica residua il più a lungo possibile o bloccare il processo autoimmune”.
Manuela Plastina
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